barbara fragogna – Galleria Moitre http://www.galleriamoitre.com Galleria d'Arte a Torino Mon, 27 Jan 2025 09:07:36 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Barbara Fragogna – Elena Tortia http://www.galleriamoitre.com/barbara-fragogna-elena-tortia/ http://www.galleriamoitre.com/barbara-fragogna-elena-tortia/#respond Sat, 05 Sep 2020 10:11:47 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2314 Inaugurazione: 21 settembre dalle ore 16

Esposizione: 22 settembre – 14 novembre

Avevo riportato uno scritto e lo reputavo calzante. Convinto, me ne ero distaccato, facendo attenzione all’impaginazione preoccupandomi in seguito sul dove diffonderlo e le varie pratiche che rendono abitudinario il campo dell’arte. Non mi ero accorto di aver omesso uno dei temi principe dell’anno in corso: la scomodità. Eh sì che c’è ne sarebbe da trarne un trattato tra impacci sanitari, professionali, sociali, civili. Eppure la creatività, in certi casi, la sperimenta da prima e lo fa nelle diverse inclinazioni che rendono l’artista un picaresco soggetto. Barbara Fragogna per esempio si è trasferita di recente a Padova ed il suo studio (che avevo la fortuna di poter frequentare a pochi passi da casa) era un groviglio amazzonico di colori e di certe opere impilate si immaginava la complessità nel trasporto. Poco prima di partire ci accordammo per riporne una parte in galleria ed io, senza averle mai vedute, me le sono ritrovate. È stato deciso, da una figura sacrale senza dubbio (o dalla saggezza di Barbara?), che le reputassi una scoperta e che fosse giusto renderle pubbliche perché di vita espositiva ne avevano fatta ben poca, se non proprio nessuna. Ed era obiettivamente scandaloso. Dunque tutte nel salone alla mercé delle critiche del pubblico. E nella sala affianco l’opera di Elena. Senza cognome perché quando abbiamo parlato per la prima volta del suo progetto (faceva caldo ed eravamo ignoranti in materia di pandemie) c’era una donna che nell’arco strettissimo di un anno o poco più aveva deciso che andava in vacanza, metteva a posto due cose, si sposava, cambiava appartamenti e studi in un frullio inesausto e faceva un figlio. Un tifone al cui fondo c’era la Tortia, che doveva riprendere a fare l’artista perché semplicemente ne aveva voglia, come natura ordina. Avrebbe fatto un libro “scomodo”, su un soggetto altrettanto scomodo, incastrando le sue giornate fra varie scomodità per realizzare tra galleria e studio un progetto davvero scomodo. Ecco tutto.

Sono due storie che ritenevo giusto mettere in scena. Così è nata questa mostra.


Qualcuno scriverebbe premessa, Miscrivo

Vorrei comporre una lettera sincera, esprimere quello che penso liberamente, ma tanto non sarà mai possibile. Non ci conosciamo abbastanza e non raggiungerete le intime viscere di questo progetto, molti di voi non lo guarderanno.

Dare un altro ritmo al guadare, tutto qua. Aspettare e non capire, non capire che tutti quegli elementi di disturbo mi attraevano così tanto. Il paese dell’abbandono mi stava chiamando. Trovarsi davanti a una lingua, certamente qualcuno mi avrebbe detto essere la mia, che ti sbarra gli occhi e provoca rabbia. Tremenda frustrazione.

Ora vorrei trovare quella sincerità nei concetti che hanno costruito questo progetto.

Incominciamo.

Mi rimbalzano in testa le parole di un incontro “non è che lo debbano capire per forza (gesto che esprime rassegnazione); l’arte era visibile come parte di qualcos’altro, non era solo in sé (smorfia che sei scema). Bisogna agire, non dominare.” CLICK

Due anni di intervallo per mettere tutto a posto. Un anno che mi porto dietro queste manie di ordine. Un cervello incrostato dal comodo arenaggio che mi ero scelta, come in un fortissimo sbang, (ho) trovato quella linea che si mette a posto da sola.

Di cosa sto parlando? Del casino, del caos, qualcuno lo chiamerebbe solo disordine. Di quell’eccesso che nasce da manie, oggetti accumulati che mi turbavano e porgevano la mano urtandomi e lusingandomi. Gli oggetti mi colpivano con forza e provavo un’affascinante rabbia, mi sfogavo ma non serviva.

Il progetto che vedrete non è nulla di più del semplice mettere a posto e registrare consapevolmente il fatto che molte cose non vanno bene, ma rimarranno così e nessuno le cambierà.

Qualcuno la chiamerebbe urgenza. Io non so come chiamarla. Termine roboante. Preferisco guardare.

Aveva un altro titolo, un titolo pettinato fatto apposta per voi, vi avrebbe attratto, qualcuno mi avrebbe detto ma che cazzo scrivi! Sbattere parole con enfasi e togliere quel rispetto nel guardare è lo scopo fondante di questo progetto.

Atto primo: ho eseguito una semplice caricatura di quello che vedevo.

Una caricatura poiché “io non lo avrei fatto così” – ma non dovevo riprodurre, solo registrare con ironia. Potrei usare i termini esagerazione, deformazione, eccesso ma nei 25 disegni ho usato il banale prendere nota. Confermare che non cambierà nulla e facciamoci su un lavoro, artistico come direbbe la maestra.

Con la voglia bohemien che non ha mai contraddistinto il mio lavoro ho preso un cavalletto e ho disegnato dal vero con l’ordine maniacale e minuzioso che, invece, conosco molto bene. Ho preso nota e composto un grande libro.

Secondo atto: un libro, l’oggetto più comune che tutti accumulano, un contenitore di sapere, i tanti archivi di pagine che continuamente noi artisti consultiamo, un libro per mio padre che ne è un collezionista accanito.

Troverete un trattato, il mio trattato sul guardare, prende atto, registra e dai andiamo avanti che va bene così e un foglio! Terzo atto: un grande foglio di carta fatto a mano, per creare un limite, non solo nel materiale ma soprattutto nel pensiero. Infine troverete uno schedario, sull’ordine, sull’impilare e sull’organizzare, nel quale sono state divise tutte le carte trovate e riadattate. Sessanta fogli di cellulosa fatti da me, cavie da laboratorio, che hanno reso possibile lo studio sul colore, materiale, texture, sulla struttura e sulla creazione. Disposte su una mensola come mettereste i vostri libri.

Da dove arrivano?

  • da un’agenda del 1984 e diari scolastici,

  • da foglietti di istruzioni delle sorpresine kinder,

  • da carte da parati ingiallite e carta da pacchi usata,

  • da biglietti del pullman usati in città straniere, lettere e fogli dei servizi in CRI,

  • da fumetti, settimane enigmistiche terminate e carta fotocopiata,

  • da spartiti musicali e cartine,

  • da pagine gialle bianche e tuttocittà,

  • da soldatini e indiani di carta,

  • da appunti su partite di subbuteo, quaderni a righe della terza elementare e carta invecchiata a quadretti,

  • da sacchetti di coriandoli e stelle filanti,

  • da giornali dell’arte, volantini e mappe geografiche,

  • da fogli di registri scolastici e schede compilate di prestiti bibliotecari,

  • da inviti di preview, sussidiari, quaderni scientifici, libri di fisica e quaderni sullo spazio,

  • da protocolli per acquisti di titoli bancari e libretti di istruzioni,

  • da tovagliette e quadernetti per il montaggio dei giochi,

  • bugiardini senza pillole.

Nessuna foto solo parole scritte.

Cosa hanno in comune questi tre atti? (Primo) essere carta. (secondo) essere ricerca. Terzo guardatevi in tasca e contate quanti foglietti inutili avete; anche voi siete degli accumulatori.

Elena Tortia

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Collettiva – Lacerto http://www.galleriamoitre.com/collettiva-lacerto/ http://www.galleriamoitre.com/collettiva-lacerto/#respond Mon, 03 Dec 2018 15:10:59 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2120

Inaugurazione: 14 dicembre ore18,30

Esposizione: 15 dicembre 2018 – 9 febbraio 2019

Nella lingua italiana per lacerto s’intende un frammento, una parte di qualcosa. È un termine desueto e consunto dal mancato utilizzo. Ma significa anche una parte di carne, inteso come muscolo. Ha dunque un significato fisico ed astratto al contempo. Ideale per ciò che stavo cercando. Nei mesi passati ho interessato alcuni artisti sul mio proposito di creare un esposizione che di curatoriale avesse poco ma che invece si concentrasse sul senso dell’opera, in modo particolare per venire a noi, sul perché un lavoro fosse stato creato, sulla temperie che avesse favorito la nascita di un manufatto. Hanno dunque selezionato uno o più lavori. Nello stesso tempo ho richiesto che si prodigassero nel descrivere la condizione che ho poc’anzi enunciato, mettendo su carta considerazioni che in un banale comunicato stampa non entrerebbero. Il risultato è un testo, narrante stati ed inclinazioni. Questo è tutto.

Alessio Moitre

Gli artisti invitati: Ruggero Baragliu, Barbara Fragogna, Serena Gamba, Liana Ghukasyan, Samuele Pigliapochi, Lavinia Raccanello, Angelo Spatola.

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The specific site – Manuela Macco http://www.galleriamoitre.com/the-specific-site-manuela-macco/ http://www.galleriamoitre.com/the-specific-site-manuela-macco/#respond Sat, 10 Feb 2018 17:35:19 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=1974 Manuela Macco

The Specific Site

Performance: 23 febbraio 2018 ore 19.00

Esposizione: 24 febbraio – 3 marzo 2018

Progetto a cura di Barbara Fragogna e Alessio Moitre

Prendiamo due concetti, semplicità e naturalezza. Il primo termine l’adoperiamo immediatamente seguendone fiduciosi il significato intrinseco di struttura facilmente riproducibile e di chiara forma. Manuela si trova all’interno di un’area adibita a provvisorio habitat, luogo d’intervento, residenza, i cui confini circoscrivono un proprio mondo, in termini includenti per quanto concerne la conoscenza dei limiti che esso comporta ed escludenti per ciò che al di fuori è presente. Insomma ragionando in modo infantile: mio, loro. Il corpo in abbandono è prima immobile, poi lo si nota muoversi impercettibilmente, assumendo via via posizioni quotidiane, consone, conosciute. Ed allora sfoderiamo il termine naturale, naturalezza che è una conseguenza della semplicità che ha anche ovvio carattere umano. Ma la parola per accettarla la si deve un po’ sporcare. Nel ritmo del susseguirsi delle posizioni si va oltre, perdendo le dimensioni dello spazio confinato. Il corpo è andato oltre, permettendosi di superare le regole che si è imposto, nonché aggiungere alla ripetizione come movimento – mantra, la scoperta e l’abbandono fisico allo spazio altro, nel panorama universale di ciò che vi è aldilà. Nulla di mortifero s’intende ma il cambiamento dell’equilibrio cercato nell’allargamento sensoriale, nello stadio meditativo che ha portato la Macco a lasciare che il corpo e gli occhi (liberi dal loro compito esclusivamente visivo) fossero strumento utile per la comprensione. Naturale è dunque la ricerca stessa che non possiede tempi o condizioni ed allora in quell’innocuo sconfinamento vediamo la necessità di essere nel senso di appartenersi, adattandosi ad un luogo sino a non sentirlo fisicamente vincolante ma porto di parziale approdo, dove l’abbrivio è una continua ricerca dettata dal lasciarsi assorbire dall’indefinita condizione dell’universo stesso. Infinito davvero.

Testo di Alessio Moitre

 

]]> http://www.galleriamoitre.com/the-specific-site-manuela-macco/feed/ 0 Barbara Fragogna http://www.galleriamoitre.com/barbara-fragogna/ http://www.galleriamoitre.com/barbara-fragogna/#respond Thu, 15 Jun 2017 14:47:15 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=1886 /*

 

Barbara Fragogna è nata nel 1975 a Venezia

 

 

Mostre Personali

2022


OUTARCHICA
Barbara Fragogna + Martina Antonioni, a cura di Petra Cason Olivares, NUMA contemporary, Vicenza

2021

Happy Ending, Silvia Giambrone + Barbara Fragogna, Casa Musumeci Greco, Roma

2020

bipersonaleBarbara Fragogna – Elena Tortia, Galleria Alessio Moitre, Torino
In tempi perfetti,Doppia Personale Barbara Fragogna + Stefania Migliorati, a cura di Silvia Giambrone, Galleria Marcolini, Forlì

2017

DON’T STEP ON YOUR INNER DWARF – Galleria Alessio Moitre Torino

ARBITRIUM “ANYWAY” Gallery #14 Soulangh Artist Village, Tainan, Taiwan

a Collective Solo Show Fusion Art Gallery, Torino

NEST | RENAISSANCE cccTo Ex Birrificio Metzger Torino

2014

EVERYDAY RENAISSANCE (After All) GALLERY 52 BERLIN

Romantic Love Doesn’t Exist. I’m A Very Romantic Creature. Married Women Are Easier” @ Metamorfosi Gallery Vi, Italy

2012

 @Nova 12 Ag, POTSDAM Berlin, Germany

 “Romantic Love Doesn’t Exist. I’m A Very Romantic Creature. Married Women Are Easier” @ Galerie Sui Generis Bonn1

My Cage Is Your Palace, Solo show at EMERSON GALLERY BERLIN, Germany

Mostre Collettive

2023 

Carta su Carta, Galleria Alessio Moitre

2022

the body is Body, a cura di Amalia De Bernardis Altomonte, Torre Pallotta, Largo Luigi Rende – Calabria

2021

– Galleria Alessio Moitre, Torino, International Men’s Day
– Inventario Varoli – della copia e dell’ombra a cura di Massimiliano Fabbri, Museo Civico Luigi Varoli, Cotignola

2019

The Party Exhibition c|o Studio Chérie, Berlino,

il tempo invecchia in fretta – 10 anni di associazione 22:37 a cura di Zara Audiello, Fusion Art Gallery/Inaudita, Torino
SELVATICO 14 a cura di Massimiliano Fabbri, Museo Varoli, Cotignola
TACHELES, Minsk, Belarus
FLUIDO, Artinformal Gallery, Manila

2018

Talking with Hands | group show | Quartair. Den Haag

Interiors . Mastio della Cittadella a cura di Domenico Papa – Torino

DAF – Milano

BOMBA!, Torino

3rd International Art Exhibition, Xian, China

San Felice, curated by 22:37, Città Solidale, Cooperativa Sociale di Vicenza, Araceli, Vicenza, Italy.

OUT OF PLACE – Associazione 22:37 Peninsula Dotland – P67 Gallery, Berlin

2016

Hic est sanguis meus, NAPOLI

STUDIO SHARING (ACT II), Milan

2015

Drawing Triennial in TALLIN, Estonia

Il Salottino Irrilevante, Fusion Art GALLERY, TORINO

2014

CAM Contemporary Art Museum Napoli, “I AM WOMAN” Curata da Antonio Manfredi

NUOVI YORKERS, NOoSPHERE art. New York, September

EAT ME The Invisible Line Gallery London

NOoSPHERE 3 years + 3 days February

Corpo Contesto, Venice, Italy. Evanescenze @ Vainart, Venice, Italy

@ SANSVOIXmodernArt Leipzig, D

23.8 Whisper Game | Group Show, Galleri Rotor Valand Academy, Göteborg Sweden

2012

Drawing Triennial in TALLIN, Estonia

BUONGIORNO e ARRIVEDERCI, EMERSON GALLERY BERLIN, Germany

August, Group show, Sunne, Sweden

Königswinter/Germany -, “Endstation” “Intensivstation” Gallery, 5 may 10 june, Germany

 

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