“Luigi Assandri. L’anarchico con il ciclostile. Collage”
Inaugurazione: 9 giugno 2023 dalle ore 18.00
Esposizione: 10 giugno – 21 luglio
a cura di Nautilus Autoproduzioni
Non possiamo dire Luigi Assandri nato il 12 luglio 1915 morto il 22 novembre 2008 è stato un illustratore italiano… .È vero che presentiamo qui i suoi collage ma soprattutto l’uomo che li realizzava. Assandri aveva abbracciato l’ideale anarchico a un certo punto della sua vita, si era formato in completa autonomia da vero e proprio autodidatta fondando la sua preparazione su una bibliografia sterminata di libri. Aveva poi voluto diffondere il suo credo e si era dedicato a riprodurre con il ciclostile non solo testi che non erano più in commercio ma tutti quei titoli che risultavano essere alla base di questo pensiero. Li distribuiva in proprio e attraverso di essi creava il modo di entrare in contatto con i giovani e di trasmettere quello che anche lui aveva imparato. Parliamo di Torino, anni settanta/ottanta. Sul tavolo di lavoro si accumulavano le carte, le immagini, i volti e Assandri ha cominciato a ritagliare, a incollare, a decorare le pagine, a riprodurle, questa volta su carta a colori, con la fotocopiatrice. Nascevano i collage. Non troviamo l’ironia e la dissacrazione dadaista, non troviamo gli eleganti accostamenti surreali di immagini e parole, troviamo – anche qui – una comunicazione di contenuti di storia anarchica che arriva immediatamente al suo scopo, creando rimandi, accendendo curiosità: una vera e propria galleria di ritratti con uno stile che li accomuna e che ci fa riconoscere un altro lato della personalità di Assandri, quello più propriamente artistico. Se il collage è un distillato del pensiero, una summa delle proprie passioni, se nasce da un’irresistibile spinta interna a mettere insieme le cose importanti della propria vita, a sintetizzare momenti, emozioni, frammenti di una storia personale e collettiva insieme, parlando di Assandri questa è soprattutto collettiva. Con il suo “lungo lavoro manuale da certosino”, come lui stesso definisce la sua opera, Assandri si trasforma da autodidatta in didatta, realizzando così nella sua vita quell’intima adesione tra i mezzi e il fine che, sola, può concedere la gioia dell’esistenza. I collage in mostra fanno parte di una serie più vasta che Nautilus conserva e che ha voluto far conoscere realizzando anche due libri, il catalogo che accompagna questa mostra, Luigi Assandri. L’anarchico con il ciclostile. Collage, a cura di Chiara Maraghini Garrone e Tobia Imperato (Torino, 2023) e il testo di Tobia Imperato Io di fronte alla legge sono asociale. Luigi Assandri – L’anarchia con il ciclostile (Torino, 2020).
Carta su carta su …
Inaugurazione: 9 giugno ore 18.00
Esposizione: 10 giugno – 21 luglio 2023
Irragionevole dare al collage un ordine. Nessun opera prodotta con questa tecnica ha mai assolto il solo compito donatogli dal suo creatore. Questa stratificazione di carte, ritagli, fotografie, lacerti, alla pari della lettura dei fondi di caffè, ha costituito fonte di visione o di premonizione. Un poco nostalgico, un poco irrazionale, deliberatamente simbolico, anarchico nella costruzione, irriguardoso. Un concreto partecipante della contemporaneità che, almeno nell’arte, pare essere più scapigliato dei colleghi. Ed è con tale spirito che questa esposizione si è andata formando. Provando a ripescare una imprevedibilità di sovrapposizioni e d’istinto per l’accostamento che permettono all’artista, se ben temperate, di essere slegato dal pensiero della sua funzione. Perché nelle opere dei partecipanti a questa collettiva, che rispondono al nome di (elencati rigorosamente senza l’ordine alfabetico): Jimmy Rivoltella, Alessandro Gioiello, Maya Quattropani, Serena Gamba, Giulia Cotterli, Ettore Gramaglia, Elena Tortia, Barbara Fragogna, Sergio Salomone, Ermanno Cavaliere, Stefano Fontana, c’è, come si conviene allo scopo, una tendenza creatrice ma è soprattutto sensoriale, sociale, un attacco per la comprensione dell’evoluzione dell’immagine e della sua portata storica e civile. Siamo stati, siamo, diventeremo. Poche tecniche hanno infuse questa bandoliera di possibilità ed ogni possibile traiettoria del colpo non è solamente una curiosità di balistica intellettuale ma è una destabilizzante considerazione da doversi fabbricare. E questo presupposto non varia mai nel corso della sua evoluzione (o presenza, forse più corretto). Da opere in mostra degli anni Sessanta fino alla più stringente odiernità (parola inesistente ma perché non crearla), il reale diventa sovente mostruoso, deformato, impossibile, mischiato, pongolitico, e non accenna a mostrarsi comprensibile, impegnato in una scissione infinita di concetti. Nella nostra Terra costituita di complessità, abitata da esseri umani unici e dagli infiniti pensieri, una delimitata porzione di spazio, quasi sempre rigida, ci mostra come sia imprescindibile scaraventare una produzione abbozzata del mondo e mostrarla, renderla visibile per essere auscultata dai sensi, gli stessi che hanno preteso che visioni composte e scomposte, in più strati, si congiungessero per dare forma a scenari irreali ma dai ritagli a noi sempre noti.