Galleria Moitre http://www.galleriamoitre.com Galleria d'Arte a Torino Fri, 07 Feb 2025 08:58:58 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Ettore Pinelli – Senza tragedia http://www.galleriamoitre.com/ettore-pinelli-senza-tragedia/ http://www.galleriamoitre.com/ettore-pinelli-senza-tragedia/#respond Mon, 27 Jan 2025 09:07:19 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2783

 

Inaugurazione: 22 febbraio dalle ore 18.00

Esposizione: 23 febbraio – 23 marzo 2025

Testo di Carola Allemandi

Il termine della visione

Ogni immagine è destinata a scomparire: che sia quella della memoria o quella dello spazio virtuale, il deterioramento è il destino fisiologico di ogni rappresentazione, del ricordo come del pixel; lo sappiamo bene. È un lutto per il quale non piangiamo. Eppure non riusciamo a sottrarci al messaggio che ci arriva, inconsapevoli dei processi che porteranno alla trasformazione, prima, e alla decomposizione totale, poi, delle icone grazie a cui crediamo di ricordare e interpretare il mondo.

Il ciclo di opere Hands of parliament del pittore Ettore Pinelli (Modica, 1984) prende avvio nel 2019, dalla ricerca e dallo studio delle immagini mediatiche di violenti scontri che talvolta esplodono nelle sedi parlamentari nel mondo – vediamo per esempio episodi avvenuti in Taiwan come in Ucraina. La visione documentativa (frame di video e fotografie) diventa sostrato per il ragionamento pittorico, votato al tempo dilatato dell’opera. Il campo d’indagine trasla dalla semantica della cronaca all’energia formale dei gesti che essa contiene: il pugno sulla guancia, le espressioni stravolte dall’ira, il disordine fisico, ascensionale, dei sopraffattori e dei sottomessi. I corpi si fanno caos e sovrapposizione: come nella Battaglia dei centauri di Michelangelo ogni singola fisicità si mescola alle altre formando un unico soggetto dentro il quale si agitano i furiosi. Ettore Pinelli scorge nel tumulto la radice: l’istinto brutale sdoganato nei luoghi destinati all’incontro politico è il pericoloso paradosso a cui pieghiamo la testa servili, è un’immagine che passa senza tragedia, senza che in noi esploda l’urgenza del reclamo, di rispondere almeno a ciò che si vede.

Pinelli ci costringe a masticare una visione che verrebbe deglutita senza fiatare. Vedere, nell’opera di Pinelli, diventa un’intuizione, un ricomporre mentale di quanto si cela sotto il velo che il pittore deposita dentro il perimetro dell’immagine. Ecco che ha inizio il processo: dalla prima rilettura monocromatica sulla tela della testimonianza mediatica originaria, l’immagine talvolta viene coperta da uno o più strati cromatici, che sebbene non cancellino definitivamente la prima rappresentazione, iniziano a comprometterne la leggibilità e comprensione immediata, allontanando definitivamente il medium di partenza da quello pittorico.

L’immagine di informazione rivela in questo modo tutto il suo debito alla dimensione del dubbio, dell’indistinto sconfinamento dei contorni. Ciò che nacque come traduzione fedele dell’evento ci si propone come interrogativo ambiguo delle forme.

Pinelli non vela mai col colore l’intera superficie della tela, ma un perimetro di poco inferiore. Ciò che resta di visibile della prima immagine, sui bordi, è come il suggerimento per la sua ricostruzione immaginaria, un corpo più esteso del suo stesso sudario. Sebbene l’immagine (mnemonica o mediatica) sia destinata a perdersi, Pinelli fa in modo che la sua prima traccia non venga davvero cancellata, obnubilata semmai dalle informazioni cromatiche aggiuntive che vi deposita. Come se fosse in accordo con l’idea di Freud secondo cui “nella vita psichica nulla può perire una volta formatosi”1 Pinelli ci mette di fronte alla resistenza effettiva di quella prima reale impressione, ora inaccessibile e recuperabile soltanto grazie alla soggettiva immaginazione dello spettatore.

Il percorso di mostra ha in sé tutta la tensione consapevole della ricerca di Ettore Pinelli, racchiusa nel cordone lessicale dei suoi stessi titoli: nelle parole “deny” (negare), “destroy” (distruggere), “dissolve” (dissolvere) è scritta la meta a cui il visibile è condotto dall’artista per fasi graduali. Dandocene prova, alla fine: nella distruzione in “three steps” (tre passi) dell’immagine, Pinelli incarna solo apparentemente lo spirito di violenza che muove e frantuma i lineamenti dei suoi soggetti. Si fa invece accompagnatore, potremmo dire, della terminalità insita in ogni rappresentazione e, allo stesso tempo, recuperante del suo ultimo palpito vitale, scoprendo che, come Pinelli stesso afferma: “alla fine del processo l’opera mantiene l’energia che ha sempre custodito”.

Un discorso che per certi aspetti può far tornare alla mente l’opera di Nino Migliori del 1976 Accumulo e sottrazione della memoria in cui più negativi tratti dalle immagini più cruente della storia contemporanea una volta sovrapposti si annullano in un’unica immagine bianca, solo idealmente priva ormai di qualsiasi traccia o informazione.

Ettore Pinelli ci mostra nel suo lavoro il furto che è stato fatto all’osceno della sua stessa etimologia: da ciò che vive “fuori dalla scena” – in accordo con la tradizione del teatro greco che voleva la rappresentazione della violenza e dell’immorale dietro le quinte, lontano dallo sguardo del pubblico – a stanco protagonista senza messaggio del palco mediatico.

Ecco allora che i veli blu turchese o blu cobalto sulle tele in scala di grigi di Pinelli possono diventare l’ideale ritorno al pudore di ciò che dovrebbe rimanerci celato. Mai come censura, ma come spazio di riflessione e sottile separazione dallo sguardo diretto dell’osservatore, la velatura informa della possibilità di una distanza dall’immagine, forse della sua necessità.

Pinelli è indubbiamente consapevole di quanto potenti siano i filtri attraverso i quali passa l’assorbimento delle immagini e il loro potere trasformativo, tanto che lo stesso autore parla di “trasformazione autonoma” quando racconta dell’indipendenza che talvolta il soggetto pittorico possiede nel suo nascere sulla tela.

Nella riflessione di Ettore Pinelli ritroviamo racchiusa tutta la battaglia che l’immagine intrattiene con se stessa per continuare a imporsi allo sguardo, tutta l’ingovernabilità della lotta tra esseri umani, tutta la prevedibilità degli schemi formali che assume la violenza, riconoscibile anche quando dissimulata. Per questo motivo resta all’artista il compito di trasportare l’immagine là dove possa prendere commiato per rivelare in un ultimo slancio il proprio contenuto vero, l’autentica parola di conoscenza sepolta dal cumulo dei dettagli superflui del realismo. Ettore Pinelli porta l’immagine al momento del proprio sacrificio, al culmine della sua tragedia perché possa avvenire la rivoluzione a cui era destinata fin dal principio. Il sacrificio è un percorso lento: l’immagine è finalmente svanita.

Carola Allemandi

  1. Sigmund Freud, Il disagio della civiltà (citazione tratta da Marc Augé, Rovine e macerie, Bollati Boringhieri, p. 31).

 

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Rebecca Momoli || ANASYRMA. FEMMINA* ALLA LUCE DEL SOLE http://www.galleriamoitre.com/rebecca-momoli-anasyrma-femmina-alla-luce-del-sole/ http://www.galleriamoitre.com/rebecca-momoli-anasyrma-femmina-alla-luce-del-sole/#respond Mon, 21 Oct 2024 07:35:30 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2775

 

Galleria Moitre è lieta di presentare

ANASYRMA. FEMMINA* ALLA LUCE DEL SOLE

la prima mostra personale dell’artista Rebecca Momoli

Opening 2 Novembre (16.00-23.00)

On view fino al 18 Gennaio 2025

Anasyrma (dal greco antico ἀνάσυρμα, composto da ana – “sopra, su” e syrma – “gonna, strascico”) è l’azione di sollevare intenzionalmente la gonna e svelare i genitali.

Mossa dal desiderio di dilatare l’espressione simbolica dell’essere femmina sul piano culturale e politico, ANASYRMA. FEMMINA* ALLA LUCE DEL SOLE esplora il legame tra l’esibizione genitale e una femminilità combattiva, magica e rivoluzionaria.

A partire dalla dimensione performativa e rituale dell’anasyrma, una serie di opere inedite prendono forma sul piano fotografico e installativo; immortalando delle corpe oscene, risibili e sacre in un pantheon di combattenti. Una femminilità incarnata, un tessuto osmotico e rizomatico attraversato dalla liberazione transfemminista.

Anziché comprendere la costruzione sociale della femminilità in Occidente solo come calco dell’oppressore, Momoli guarda alla potenza e alla meraviglia, talvolta spaventosa, delle soggettività libere. La costruzione e la decostruzione della femminilità, esplicitato dall’esterisco nel titolo, apre alla possibilità di riscriverne le sorti.

Nonostante la specificità territoriale, globalmente l’anasyrma è fortemente legata alla tradizione delle divinità femminili ed ermafrodite. Una corpa che si sveste può scacciare un temporale, donare fertilità, maledire o curare; può schernire, spaventare. Nel corso della storia, l’esibizione dei genitali è stata compiuta come atto apotropaico, utilizzato come tattica militare o azione di protesta.

Nelle opere esposte, il gesto dello svestimento, eseguito da dieci corpe in dieci atti, incarna la storia femminile e femminilizzata del mondo, dalla preistoria alla contemporaneità, aprendo la strada per una futuribilità femminile ed altra. Le sottane si alzano e le vagine parlano, le vulve esistono, le labbra e le clitoridi si liberano dallo sguardo maschile sessualizzante.

La vulva messa in luce nell’atto dell’anasyrma esibisce visceralmente la corpa di una strega, di una curatrice, di una megera e di una sovversiva. Attraverso lǝi passa l’universale e il divino, la violenza maschile e la complicità di chi resiste al patriarcato, l’amore e la distruzione, il trauma e il genocidio, la genialità e l’eredità, il piacere e l’estasi, la potenza sessuale e la libertà, la gioia.

ANASYRMA. FEMMINA* ALLA LUCE DEL SOLE fa appello alla società occidentale tutta, chiamandola a lottare in solidarietà e complicità per la liberazione totale dall’etero-cis-patriarcato e dal sistema neocoloniale e capitalistico che ottunde i diritti e i desideri delle donne e di tutte le soggettività libere. In tributo ai transfemminismi italiani e allɜ combattentɜ che hanno fatto la storia dell’emancipazione femminile, questa mostra è dedicata a tuttɜ.

ANASYRMA. FEMMINA* ALLA LUCE DEL SOLE ha l’obiettivo di stimolare l’immaginario e il linguaggio sulle corpe femminilizzate attraverso la poesia visiva come pratica di guarigione per potenziare il sistema nervoso autonomo femminile.

Diletta Bellotti

In collaborazione con la Casa delle Donne di Torino, sabato 2 Novembre dalle 16.00 alle 20.00, sarà possibile visitare eccezionalmente la mostra Femminismi, movimenti, culture – Manifesti in mostra (1970-2022), organizzata e ospitata dalla Federazione Láadan, Centro Culturale e Sociale delle Donne, con sede in Via Vanchiglia 3. L’esposizione è realizzata con il contributo della Regione Piemonte.

Rebecca Momoli (Castelfranco Veneto, 2000) è un’artista multidisciplinare, attivista, poetessa e ricercatrice che vive e lavora a Milano.

A seguito della laurea triennale in Arti Visive alla NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, prosegue gli studi frequentando il Biennio Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali.

La sua pratica e ricerca artistica affondano le proprie radici nelle questioni di genere, nella storia politica e culturale delle donne, nella violenza contro le soggettività femminili, nelle relazioni di potere fra maschile e femminile. Le arti visive, la scrittura e la poesia sono i linguaggi attraverso cui diffonde la potenza e urgenza politica dei femminismi.

Il suo lavoro è stato esposto internazionalmente in realtà istituzionali e indipendenti tra cui: Alchemilla a Palazzo Vizzani, Bologna; Lewisham Arthouse, Londra; l’Orto Botanico di Roma Polo Museale Sapienza, Roma; The Student Hotel, Firenze; NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano; Palazzo Guazzoni Zaccaria per Cremona Contemporanea | Artweek 2024.

Ha collaborato al team tecnico per Due Qui / To Hear, mostra personale di Massimo Bartolini a cura di Luca Cerizza al Padiglione Italia alla 60. Biennale di Venezia; ha assistito Nicola Ricciardi per la mostra personale di David Horvitz Abbandonare il locale a BiM, Milano; ha lavorato con lo studio di produzione multidisciplinare Specific formato da Patrick Tuttofuoco, Andrea Sala, Alessandra Pallotta, Nic Bello e Stefano D’Amelio a BiM Milano. Ha collaborato con Warner Bros, Artribune e il collettivo Primavera Transfemminista di Pordenone. Ha realizzato con Cheap Festival Her name is Revolution, un progetto femminista di arte pubblica all’interno di MATRIA | immaginari della maternità contemporanea | di ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione.

ANASYRMA. FEMMINA* ALLA LUCE DEL SOLE

Rebecca Momoli

Galleria Moitre

Opening 2 Novembre 16.00-23.00

On view fino al 18 Gennaio 2025

Con la partecipazione di:

Irene Mathilda Alaimo

Diletta Bellotti

Camilla De Siati

Sade Linda Ekwedike

Sara Lorusso

Cristina Malcisi

Rebecca Momoli

Veronica Yoko Plebani

Maria Pia Salatino

Viva

Con il sostegno di:

Corallo Srl

Con la collaborazione di:

Casa delle Donne di Torino

Direzione creativa:

Rebecca Momoli

Fotografie progetto:

Riccardo De Biasi

Kenny Alexander Laurence

Post produzione:

Due Piani Studio

Identità visiva:

Judi Casagrande

Fotografie comunicazione:

Alma Ordaz

Performers comunicazione:

Rebecca Momoli

Marta Marrone

Allestimento:

Marcello Maranzan

Alessandro Macciardi

Testo critico:

Diletta Bellotti

Un ringraziamento particolare a

Caterina Iaquinta

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Rossana Bossù: Nel blu di mari e giardini – Camelozampa editore http://www.galleriamoitre.com/rossana-bossu-nel-blu-di-mari-e-giardini-camelozampa-editore/ http://www.galleriamoitre.com/rossana-bossu-nel-blu-di-mari-e-giardini-camelozampa-editore/#respond Tue, 01 Oct 2024 14:45:21 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2768

 

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Presentazione del libro di Alessio Moitre: “Breviario Artistico” – Prinp editore http://www.galleriamoitre.com/presentazione-del-libro-di-alessio-moitre-breviario-artistico-prinp-editore/ http://www.galleriamoitre.com/presentazione-del-libro-di-alessio-moitre-breviario-artistico-prinp-editore/#respond Tue, 24 Sep 2024 07:22:17 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2763 http://www.galleriamoitre.com/presentazione-del-libro-di-alessio-moitre-breviario-artistico-prinp-editore/feed/ 0 8 secondi – mostra collettiva – Exhibi.To 2024 http://www.galleriamoitre.com/8-secondi-mostra-collettiva-exhibi-to-2024/ http://www.galleriamoitre.com/8-secondi-mostra-collettiva-exhibi-to-2024/#respond Tue, 27 Aug 2024 08:27:54 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2759

8 secondi

Ruggero Baragliu, Barbara Fragogna, Serena Gamba, Liana Ghukasyan,

Samuele Pigliapochi, Ettore Pinelli, Angelo Spatola

Inaugurazione: 19 settembre dalle ore 16.00 e fino alle ore 23.00

Esposizione: 20 settembre – 12 ottobre 2024

L’arte richiede un certo grado d’impegno per essere appresa.

Senza la volontà, sono solo una massa di forme e colori.

Meglio farne a meno, in tal caso.

Secondo studi, otto secondi è il tempo d’attenzione media di un individuo, oggi.

Questo complica di molto il lavoro di chi richiede concentrazione.

Come per esempio la visione della pittura.

Composta da elementi, anche di minuscole dimensioni.

O come scrivere un testo che rispetti tale precetto.

Dunque proveremo ad adattarci, giocandoci anche un po’.

Questa è una mostra composta da sette pittori e pittrici.

Le opere esposte, una per artista, sono di dimensioni contenute.

Il tempo per ammirarle è rapportato allo sforzo odierno.

Lo stacco tra un lavoro e l’altro permette una decompressione.

In mostra ci sono tecniche di vario genere e interesse.

Sempre legate ad un mezzo, la pittura, di grande diffusione.

La scelta degli artisti è stata ponderata.

Ragionata sul loro sfidare i pochi secondi che ci concediamo.

Orari per Exhibi.To

19 settembre: ore 16 – 23

20 – 21 settembre: ore 16 – 21

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Il diffusore umano – collettiva http://www.galleriamoitre.com/il-diffusore-umano-collettiva/ http://www.galleriamoitre.com/il-diffusore-umano-collettiva/#respond Thu, 18 Apr 2024 14:37:25 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2755

Sergio Salomone, Elena Tortia, Lorenzo Zerbini

Vernissage: 3 maggio ore 18.30

Esposizione 4 maggio – 12 luglio 2024

Il percorso annuale della Galleria Moitre è stato segnato dal tema della forma dell’informe, un argomento che ha accomunato e accostato più artisti in quattro differenti collettive. Dalla prima sull’informe come mezzo imprevedibile ma cercato, al proseguo con un informe ulteriormente spinto verso una sua consacrazione di realtà impronosticabile, perfino quando si tratti di tecnologia e di meccanica. Siamo poi passati ad una forma dell’informe sul corpo umano, resa in argomento mistico, sociale, civile o pittorico.

Dunque giungiamo preparati a quest’ultimo passaggio che ci mostra sempre l’uomo come elemento centrale di passaggio ma non più come sua sola costituzione ma bensì come propalatore, un emanatore di progettualità, di confronto e fusione ed un incubatore, nel vero senso della parola, di esseri e possibilità per altre specie. Mi riferisco, con questa ultima affermazione, al lavoro lungo e metodico di Elena Tortia, che in una sola, grande parete, riesce a riportare ciò che è stato il periodo da febbraio 2020 fino alla metà del 2023: un gorgo di numeri e dati e previsioni, sempre su un elemento invisibile, però mutevole, sempre disposto a sfruttarci per la sua, naturale crescita e sopravvivenza. In tale senso, quello del cambiamento e della fusione per risultato ottenuto, è l’opera di Lorenzo Zerbini e del suo accostarsi al tema naturale come fonte di commutazione e di interscambio tra l’uomo e la pianta. Nel suo lavoro video la coabitazione è il risultato di una trasformazione attuata anche con inediti sistemi e con forme di sostegno e di sofisticata costrizione. Nello spirito di costruzione e di rapporto è anche il tracciato di Sergio Salomone che nell’architettura e nel suo canone riscontra una narrazione umana, soprattutto occidentale, dettata dalla formazione di limiti e riflessioni continue sul senso del contesto e come esso si adoperi per mutarci. Una constatazione intellettuale diventata fortemente contemporanea (ed indubbiamente futuribile) nell’attuale civiltà, dove il confronto con il potere e l’auto-rappresentazione, possano nascondere trabocchetti e narrazioni, alle volte, distorte o pericolose.

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Lorenzo Zerbini http://www.galleriamoitre.com/lorenzo-zerbini/ http://www.galleriamoitre.com/lorenzo-zerbini/#respond Thu, 04 Apr 2024 15:08:55 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2742 Lorenzo Zerbini è nato a Stra (Venezia) nel 2000

 

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Il Vettore Umano – Mostra Collettiva http://www.galleriamoitre.com/il-vettore-umano-mostra-collettiva/ http://www.galleriamoitre.com/il-vettore-umano-mostra-collettiva/#respond Thu, 22 Feb 2024 09:43:30 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2726

Il vettore umano

Alessandro Gioiello, Liana Ghukasyan, Barbara Fragogna, Isabel Rodriguez Ramos

Inaugurazione: 9 marzo ore 18.00

Esposizione: 10 marzo – 20 aprile 2024

Dopo aver dedicato la prima parte di stagione alla constatazione d’un informe contemporaneo e presente nelle tecniche e nei materiali odierni, dove la forma è quasi sempre in divenire o foriera di soluzioni, un secondo istante è composto da una coppia d’esposizioni connesse dalla figura dell’essere umano, come fisionomia, aspirazione mistica, immersione nel mondo e contatto con l’altro, cambiamento e mimetizzazione. “Il vettore umano” è una esposizione segnata innanzitutto dalla volontà di una accorta selezione di pezzi, tutti ragionati sulla premessa del corpo dell’uomo e della donna come vettore, termine quest’ultimo riccamente adoperato nei più svariati ambiti del sapere e sempre come trasferimento, cambiamento, essenzialità. Posta una base carnale, evidente all’occhio, la possibilità di sviluppo, ampliamento, distruzione e ricostruzione, non ha solo ramificazione terrene, anzi. Se dalla balcanizzazione d’un corpo si deve procedere, è obbligo, per noi, prendere la consapevolezza nelle opere di Liana Ghukasyan ed il suo progetto “Anush”, storia orripilante d’una soldatessa armena fatta a pezzi, uccisa, deprivata e umiliata da uomini dell’esercito azero. Gli elementi, gli organi, i lacerti di ciò che era un’unità, si accendono in una oscurità invasiva, malefica che è parte degli organi ma soprattutto di quello che è sopraggiunto, rendendo l’essere, la vita una forma di disponibilità all’orrore e al suo annientamento. Forse è anche per questa dispersione, provocata trascendenza che le opere di Isabel Rodriguez Ramos, sono state abbinate al talento dell’artista armena. Non per stile o carname ma per forma divinatoria, spirituale della perdita dell’afflato umano, giungendo ad una sensibilità che ha a che fare con la rappresentazione di se stessi e delle personali aspirazioni e timori. Una forma animistica che appartiene non solo alle più svariate culture del pianeta ma che nell’artista italo-cubana assurge a riscoperta d’una forma di misticismo perlopiù ormai assente nel panorama religioso occidentale, personale certamente ma affratellata da un inconscio misterioso e sovra-culturale, non unico nel corso dell’esposizione.

Nei lavori di Barbara Fragogna infatti, vi è una salvifica leggerezza, una partecipazione al mondo come esclusione d’ogni limitazione o dolore, di accrocchi ossificati e parti appena intuibili d’organi danzanti al passo dell’impossibile Nella selezione di carte che si è operata per l’esposizione, l’attenzione si è concentrata sulla struttura dello scheletro umano, pilastro essenziale dell’umano e inamovibile, rigida consapevolezza. Dunque è inusuale vederselo scomposto, leggero e quasi fogliante, disperso e, nei mucchietti meno estremi, ricordare dei ritrovamenti archeologici, parti di sepolture. Ma è un pensiero tristanzuolo che nella maggior parte delle opere è assente. È lo scheletro nella sua accezione trasognata, irriverente a prendersi l’occhio. Magari anche in menome parti. Ed è dunque naturale, a nostro avviso, accostarlo ai lavori di raffinata esecuzione e pensiero, di Alessandro Gioiello. L’uomo, la donna, i contorni, le forme sono un contenitore ed un attacco al ragionamento. Non solo su chi potrebbero essere, su dove averli veduti, se determinati suggerimenti attestino nella nostra curiosità un approdo ma una possibilità di sviluppo che è la sublimazione dell’informe, della sua immaginifica potenza. Paesaggi e suggerimenti di visione sono perlopiù trattenuti dal corpo, dal volto, da ovali, da suggerimenti d’umano ma senza fornirceli, come se fossero interamente degli orpelli. Così facendo l’essere umano s’accosta all’esterno, al contatto con l’altro, con il vissuto. Ed è questo il limite della mostra e aggancio per la successiva che fornirà un contesto concreto e quanto mai volutamente “impreciso” al vettore appena descritto e genericamente conosciuto da ognuno di noi.

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Presentazione del libro: “Note ai margini della storia dell’arte” di Sara Benaglia http://www.galleriamoitre.com/presentazione-del-libro-note-ai-margini-della-storia-dellarte-di-sara-benaglia/ http://www.galleriamoitre.com/presentazione-del-libro-note-ai-margini-della-storia-dellarte-di-sara-benaglia/#respond Wed, 07 Feb 2024 15:39:00 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2718

 

17 febbraio ore 16.00

Presentazione del libro

“Note ai margini della storia dell’arte”

di Sara Benaglia

Postmediabooks

 

A quali questioni la critica non ha dedicato attenzione, trasformando non detti in assenze sistemiche, preferendo piuttosto la ripresa di letture “classiche”, “di stile” o fenomenologiche? In che modo razzismo e patriarcato riproducono le proprie gerarchie nella cultura, nell’arte?  Sara Benaglia

 

Come leggere l’esclusione di artiste e di soggetti non bianchi dalla Storia dell’Arte Moderna italiana? Come sono state rappresentate donne e individui razzializzati? Sono soggetti con un’identità o sono allegorie? Note ai margini della storia dell’arte propone una lettura di opere, realizzate tra la fine del Duecento e l’Ottocento, i cui dettagli pittorici sono considerati tracce storiche di ragioni e sentimenti patriarcali e razziali. La “moglie del fabbro” Hedroit, Fillide che cavalca Aristotele, un gesto a “V” in opere del manierismo veneto, il Miracolo della Gamba Nera nel rinascimento fiorentino, la pittura orientalista di Cifrondi, opere monumentali barocche con schiavizzati e prigioni, pittrici del Cinquecento, il Collettivo Beato Angelico e l’invenzione colonialista del tempo, sono solo alcuni degli echi dal passato da cui ripartire per attivare nel presente i semi di un futuro sepolto.

Contenuti: L’invenzione del tempo, La Cooperativa Beato Angelico, Il canone della differenza, Spiritualismo e sorellanza, Visioni Elettrich?, Madelaine e Marianne, La serva nera nelle raffigurazioni con Giuditta e Oloferne. Gusto per l’esotico o affermazione di potere?, L’orientalismo di Antonio Cifrondi, Soggetto universale e blackamoors, Prigioni mori nei monumenti del barocco Seicentesco a Livorno, Marino e Venezia, Gondolieri neri nella Venezia di fine Quattrocento. Schiavizzati o uomini liberi?, Il “Miracolo della gamba nera” dei Santi Cosma e Damiano, I tableaux vivant pittorici di Pier Paolo Pasolini e Derek Jarman, Una lettura iconologia del gesto a “V” in opere del manierismo veneto, Fillide cavalca Aristotele, Hedroit, icona futura. 

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Presentazione libro || Ericavale Morello – Vendesi Casa D’artista – Camelozampa editore http://www.galleriamoitre.com/presentazione-libro-ericavale-morello-vendesi-casa-dartista-camelozampa-editore/ http://www.galleriamoitre.com/presentazione-libro-ericavale-morello-vendesi-casa-dartista-camelozampa-editore/#respond Mon, 18 Dec 2023 10:05:35 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2702 19 gennaio

Presentazione del libro illustrato

“Vendesi casa d’artista”, di Ericavale Morello, Camelozampa editore.

Una bella serata con l’autrice, illustrazioni, artisti ed interventi.

 

Come potrebbe presentarsi il catalogo di un’agenzia immobiliare… specializzata in case di celebri artisti? Ericavale Morello, architetta, insegnante di arte e immagine e talentuosa illustratrice, ci guida in un gioco esilarante e affascinante alla scoperta di 25 case appartenute a nomi eccellenti. C’è una villetta proposta in vendita a prezzo ampiamente trattabile perché risulta ostica la pulizia delle macchie lasciate dal precedente proprietario, lanciatore di colore. C’è una tranquilla casetta giapponese dove trascorrere serenamente le vacanze, non fosse per un’onda in pericoloso avvicinamento. O le villette a schiera, tutte uguali tranne per il colore della facciata (ottima occasione, ottima occasione, ottima occasione!), per non dire dell’esclusivo covone monolocale in un campo di grano in Provenza.

Un albo spettacolare per la bellezza visiva, la mole di riferimenti e citazioni, i testi brillanti e arguti. Il gioco è quello di sfogliare il catalogo di questa particolare agenzia immobiliare: ogni doppia pagina presenta la grande illustrazione di una casa in vendita, il relativo annuncio immobiliare e alcuni scorci degli interni. Per chi non riuscisse a indovinarle tutte, alla fine dell’albo troviamo le “chiavi”.

Una insolita introduzione all’arte, che si può godere in autonomia, grandi e bambini, ma è anche un prezioso strumento per gli insegnanti per approfondimenti e percorsi didattici originali.

Nella serata verranno presentati alcuni lavoro, creati per l’occasione, seguendo la trama e la costruzione del libro, dagli artisti: Elena Tortia, Valeria Dardano, Andrea Famà, Isabel Rodriguez Ramos, Riccardo di Stefano, Giulia Cotterli, Serena Gamba.

 

 

 

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