2021 – Galleria Moitre http://www.galleriamoitre.com Galleria d'Arte a Torino Fri, 07 Feb 2025 08:58:58 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Giornata Internazionale dell’Uomo http://www.galleriamoitre.com/giornata-internazionale-delluomo/ http://www.galleriamoitre.com/giornata-internazionale-delluomo/#respond Mon, 15 Nov 2021 14:34:44 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2483 Giornata internazionale dell’uomo

(Ma esiste? Sì, esiste!)

Francesca Arri, Giulia Cotterli, Barbara Fragogna,

Serena Gamba, Liana Ghukasyan, Eleonora Manca,

Federica Peyrolo, Maya Quattropani, Elena Tortia

Inaugurazione: 19 novembre dalle ore 16

Esposizione: 20 novembre – 12 dicembre 2021

Negli anni ottanta del Novecento, celebrare l’uomo era ancora una questione fallica ricercata dalla goliardia. Di retaggi storici ve ne erano in abbondanza e in qualsiasi continente si adocchiasse. Ma era in fondo l’abbrivio di una temperie culturale che si era soprattutto incarnata nelle nuove generazioni femminili che erano il terminale di una catena fatta di ondate sociali, rivendicazioni, cultura e contestazioni femministe. Il maschilismo ed il patriarcato da cui sovente derivava, avevano giocato un ruolo capitale nell’appiccare la presa di coscienza delle donne, prima nel Settecento, poi nell’Ottocento ed infine nel secolo scorso dove si attestò la narrazione di un principio diverso che aveva sul finire degli anni novanta innestato un germoglio filosofico maschile alternativo. L’8 febbraio del 1991, il professor Thomas Oaster ritenne matura la consapevolezza per una giornata internazionale dell’uomo. Eravamo in Kansas, all’Università del Missouri ed era un concetto a cui otto anni dopo si accoderà in Trinidad e Tobago, isola caraibica non sempre facile da individuare geograficamente, Jerome Teelucksingh che la riterrà pronta da essere proposta al mondo. Scelse la data del 19 novembre, giorno di nascita di suo padre. Ad oggi i paesi che hanno introdotto questa ricorrenza sono una cinquantina, compresa l’Italia che dal 2013 la prevede anche se nella quasi segretezza nazionale, supportata dall’ignoranza dei maschietti nostrani. Che cosa è cambiato per giungere a questo risultato? È la domanda corretta? Tralasciando le scaramucce di fazione, è d’obbligo prendersi a carico (soprattutto in quota maschile) la transizione ad una maggiore e riallineata consapevolezza della figura dell’uomo, soprattutto nelle sue inesattezze, private e pubbliche. Dall’educazione (perno dell’evoluzione e flagello se adoperata malignamente o carica d’ignoranza), alla constatazione sessuale, alla redistribuzione dei compiti civili e sociali, alla presa di coscienza di una cultura allargata includente questioni e argomenti femministi, alla riconsiderazione della sensibilità maschile, alla diversità di genere, alle lotte istituzionali e giuridiche, in ogni anfratto si cela una sufficienza o connivenza con il pressapochismo o peggio, con una malridotta considerazione macistica e antistorica della società odierna. Dunque nell’atto di avviare questa collettiva che la Galleria sente come un naturale percorso di crescita, si è accantonata la prudenza e la logica della curatela come faro di navigazione. La civiltà italiana contemporanea ha trascolorazioni impossibili da recintare nel corso di una mostra. L’istinto ci ha portato a disattendere le prime aspettative per avviarci verso un’esposizione femminile che prendesse le mosse dal concetto della parola uomo e del diffondersi del concetto attraverso le opere. Ovvio domandarsi perché partire dalle donne per parlare di uomini. Non si rischia la banalità? La Galleria proviene da una esperienza ormai datata ma che è proseguita carsicamente: il lavoro e l’analisi della condizione femminile (ed in parte del femminismo) in collaborazione con la Casa delle Donne di Torino. La mostra che ne derivò fu un tarlo che influenzò sovente le scelte degli anni a venire. Difficile infatti non convincersi che se nella storia, l’uomo abbia “riservato” alle donne una piazzola di partenza svantaggiata, l’attualità mostri costantemente un’insicurezza maschile frutto di mancato approfondimento e aggiornamento. Paradossale, ma solo per contrapposizione, che il miglioramento giunga per contrasto o coercizione senza che ne derivi una filosofia estesa e chiara a cui, soprattutto le giovani generazioni, possano attingere. Il risultato è una immaginaria sala d’attesa in cui gli uomini attendono il da farsi, quasi disinteressati. Ma ciò avviene solo sul piano culturale perché nella progettazione di ogni giorno, la corrente uomo ha, ancora, il peso dominante. Dunque se ne intuiscono le problematiche e i danni che tale andazzo continua ad infliggere al tessuto sociale e alla perdita di opportunità che il traccheggiare o l’incertezza imprime al genere maschile. Ci sono sfaccettature che vanno sunteggiate attentamente se vogliamo implementare la civiltà del nostro paese. L’arte ha l’indubbio vantaggio di rendere materia ciò che la mente intuisce. Una visibilità che siamo certi si possa riportare in parole e concetti.

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Leo Gilardi – Marea Bianca http://www.galleriamoitre.com/leo-gilardi-marea-bianca/ http://www.galleriamoitre.com/leo-gilardi-marea-bianca/#respond Mon, 27 Sep 2021 16:24:30 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2469 Leo Gilardi  

“Marea Bianca”

A cura di Francesca Arri

Inaugurazione: 2 ottobre dalle ore 16

Esposizione: 3 ottobre – 14 novembre 2021

O guardo i crepuscoli, le mattine, su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo, come i primi atti del Dopostoria, cui io assisto per privilegio di anagrafe, sull’orlo estremo di qualche età sepolta.

Mostruoso è chi è nato dalle viscere di una donna morta. E io, feto adulto, mi aggiro Più moderno di ogni moderno A cercare fratelli che non sono più.

da “Io sono una forza del passato” P.Pasolini.

Negli anni ’50, lo scrittore Isaac Asimov prefigura la scuola del futuro, con insegnanti robot e alunni chiusi in casa che si relazionano ad uno schermo isolati, senza contatti umani. Gli schermi oggi catturano la nostra attenzione per gran parte del tempo, tra computer, tv e telefoni quasi la vita diventasse una distrazione da questa sorta di ipnosi multimediale. La pandemia ha realizzato i racconti di Asimov in modo inquietante normalizzando una condizione fenomenologica come la figura dell’otaku o dell’hikikomori giapponese allargandone le abitudini a tutto il mondo fomentando e sviluppando nuove dipendenze da realtà parallele artificiali dove diventiamo mostri social e sociali. Leo Gilardi comincia a lavorare al progetto Marea Bianca nel marzo 2019, anche lui ignaro che di lì a meno di un anno i suoi pensieri si sarebbero attualizzati.  Leo rende feticcio l’iconoclastia web e la sua estetica simbolica realizzando un tempio dedicato agli idoli contemporanei,  delle sorte di ex voto fotografici, sculture bidimensionali rappresentanti le icone dell’estetica da desktop, immagini totemiche olografiche e onde che spingono a riva tracce di un archeologia post moderna. I device sono oramai le nostre protesi artificiali, estensioni del nostro corpo e della nostra mente all’interno del contesto digitale. La digitalizzazione della realtà ne cambia le regole e noi perduti nel buio irreale della mostra cerchiamo indicazioni per fruire come  codici per tradurre le leggi che ordinano il quotidiano, scoprendo il sentiero di mattoni gialli da seguire come una piccola luce LED o l’emanazione del desktop in standby.  Leo Gilardi evolve il suo lavoro digitalizzandone la pratica progettuale concretizzando la forma rendendo l’intangibile tangibile, monumentalizzando i contenuti del nostro database personale.

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Appunti di sociologia urbana http://www.galleriamoitre.com/appunti-di-sociologia-urbana/ http://www.galleriamoitre.com/appunti-di-sociologia-urbana/#respond Mon, 30 Aug 2021 14:02:03 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2414 Appunti di sociologia urbana”

Riccardo di Stefano, Serena Gamba, Eleonora Manca,

Lavinia Raccanello, Sergio Salomone

Inaugurazione: 14 settembre dalle 15 alle 23

Esposizione: 24 settembre 2021

Conferire alle città un carattere, riconoscendone dunque sentimenti e un trascorso più umano che materiale, è tipico di una deificazione incipiente a cui la storia, con il formarsi delle metropoli, ci ha educato. Luoghi straripanti di confusione, zigzaganti di mezzi e corpi regolamentati da leggi comuni, perlopiù rispettate. Un rompicapo sociale che vede nella costante inurbazione un possibile elemento di conflitto tra individui. Dalla conflagrazione, la sociologia (una, per non citarne molte altre) ha analizzato, in modo determinante cento anni or sono, una naturale esistenza all’interno di strutture ad altissimo tasso di stimoli e popolazione. Un alveare o un contenitore sussultante, sviluppatore evolutivo. Strutture architettoniche ascendono, riprodotte sentimentalmente o con tempra fisica, lasciando che si segnalino come e più ostinatamente delle loro parenti medievali. A Serena Gamba debbo l’invito alla rilettura di tali forme. E alla rivalutazione del costruito, dell’ambiente composto, della ricomparsa del mondo dopo l’interruzione di rapporti, della stranezza di riavere una dimensione esterna dalla propria abitazione ho pensato quando Eleonora Manca mi ha sollecitato alla riflessione. Senza Sergio Salomone mancherebbe il senso critico dell’innalzamento della megalopoli, che sa anche schermare i suoi abitanti, mantenendone milioni nevrili, possenti nella loro identificazione culturale con un territorio ma tanto numerosi da diventare indefinibili perché il corpaccione sociale di una città non ha organi ma strutture che riequilibrano e danno senso alla politica. Forse, e anche con errore, a Riccardo di Stefano dobbiamo oggetti imperfetti. Abbaglio del gallerista che intravede cascami, manufatti inventati partendo da saldature ma che hanno una nobiltà inattesa che si riattiva nel momento in cui compiono spostamenti, rotazioni, rumori, aperture, chiusure, luci, rumori. Sono di una fierezza antesignana del futuro. Ma il nostro occhio è semplice, innervato sulla struttura umana. Le vie, le mappe sono umane. Romantiche persino. Nomi continui, piazze generalesche, poche donne sia in targa che in monumento, viuzze e rotonde ribattezzate. Lavinia Raccanello ci aggiorna sulle nostre distrazioni. Lo fa come sempre con piglio orientato. Nient’affatto neutrale. Come lo sono tutte le città del mondo, grandi scommesse dell’intelletto.

Orari Exhibito

14 settembre dalle 15 alle 23

15 – 16 – 17 – 18 settembre dalle 15 alle 23

Fino al 24 settembre mercoledì – giovedì – venerdì dalle 16 alle 19

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Serena Gamba – Eleonora Manca http://www.galleriamoitre.com/serena-gamba-eleonora-manca/ http://www.galleriamoitre.com/serena-gamba-eleonora-manca/#respond Mon, 07 Jun 2021 08:33:10 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2409 Serena Gamba – Eleonora Manca

Inaugurazione: 12 giugno – dalle ore 16.00

Esposizione: 13 giugno – 28 luglio 2021

Sala

Serena Gamba

Autos

Primo elemento di parole composte derivate dal greco o di formazione moderna, nelle quali significa «di sé stesso» (per es., autobiografiaautodifesaautocoscienzaautoconsapevolezza, autocritica, autostima), oppure «da sé, spontaneamente, con mezzi propri, che avviene o si compie o funziona automaticamente» e sim. (per es., autogestioneautomobile, autodidattaautoaccensione, autocombustione). In rari casi significa «stesso» nel senso di «uguale, medesimo» (per es., autoico).

Saletta

Eleonora Manca

Catessi

Catessi è, in psicanalisi, l’investimento affettivo nei confronti di un oggetto o evento, dipendente dalla particolare relazione che si stabilisce tra l’oggetto (o evento) e una data soddisfazione (gratificazione) o insoddisfazione (privazione) esperita dal soggetto. Il processo di abbandono di questo forte interesse viene definito come “ritiro della catessi” o “decatessi”. Il termine è più frequente nella letteratura psicoanalitica di lingua inglese, perché è il termine con cui James Strachey, curatore della Standard Edition of the Complete Psychological Works of Sigmund Freud, ha tradotto il termine tedesco Besetzung. Freud stesso lo rese con “interest”, interesse, in una lettera a Ernest Jones.

In italiano, la traduzione canonica è trattenimento. Di derivazione greca (κάθεξις) il termine fa riferimento all’atto di tenere ben stretto.

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Terraforma – I dieci anni di DMAV http://www.galleriamoitre.com/terraforma-i-dieci-anni-di-dmav/ http://www.galleriamoitre.com/terraforma-i-dieci-anni-di-dmav/#respond Mon, 26 Apr 2021 08:26:16 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2365 Dal 6 al 30 maggio 2021

Terraforma è il progetto che il collettivo di Social Art DMAV dedica ai suoi primi dieci anni di vita.

In piena sintonia con lo spirito del collettivo – da sempre attento al dialogo tra la ricerca di comunità e la moltiplicazione delle forme espressive – Terraforma è un racconto che si compone di diverse parti per raccontare le anime plurali di DMAV.

Il progetto prende forma in primo luogo attraverso un libro: un catalogo presentato sotto forma di diario di viaggio che, nel dialogo con la critica Olga Gambari, presenta le tappe fondamentali di DMAV. Il libro Terraforma, edito da Comunicarte, è una panoramica approfondita dei lavori del collettivo, che, partendo dalle prime performance e passando per i lavori di documentazione fotografica, arriva alle opere più recenti, che sposano il linguaggio video e le narrazioni di comunità.

Il lavoro ad ampio spettro di DMAV, caratterizzato dall’incrocio tra dimensione performativa, interventi di arte pubblica, ricerche sul corpo e sui luoghi, diventa così un racconto a più voci: un taccuino che accompagna il lettore attraverso un percorso fatto di immagini e parole. Ma il libro Terraforma è anche un oggetto da scoprire, grazie all’attenta progettazione cartotecnica che trasforma il catalogo in uno spazio a più dimensioni, composto da materiali visivi, pagine pieghevoli, segni corporei, mappe grafiche. Per raccontare i dieci anni DMAV ha voluto dare vita a un testo che fosse anche una piccola camera delle meraviglie da esplorare con le mani e con gli occhi.

Il libro verrà presentato all’interno di un allestimento che attraverserà, letteralmente, gli spazi e l’etere: dal 6 al 30 maggio 2021 (apertura su invito il 5 maggio), DMAV, in occasione della manifestazione d’arte contemporanea “Gallerie di Primavera”, attiverà una mostra presso gli spazi della Galleria Moitre di Torino e in partnership con Nesxt – Independent Art Network.

L’allestimento di Terraforma includerà una serie delle foto più note del collettivo e la videoinstallazione “Caratteri Mobili”, presentata al Tokyo International Short Film Festival, al Chicago Indie Film Awards e al Montreal Independent Film Festival, nata dalla performance realizzata presso la sede delle Grafiche Filacorda a Udine che presenta il dialogo tra le antiche macchine della tradizione tipografica e il linguaggio del corpo in una vera e propria danza a passo doppio tra Marzia Nobile, la performer del collettivo e il processo di stampa.

Nell’allestimento di Torino verrà inoltre presentato il video Neon Stories che ripercorre le tappe dei progetti di arte pubblica e delle luci d’artista realizzate dal collettivo.

Il progetto Terraforma per i dieci anni di DMAV è curato da Olga Gambari e realizzata in partnership con Nesxt Independent Art Network, Galleria Moitre, Cizerouno, Comunicarte, PSG Partnership Studies Group dell’Università degli Studi di Udine e con il sostegno di Confindustria Udine – Gruppo Giovani, On Art, Foxwin, Porto dei Benandanti, Grafiche Filacorda.

In questo 2021 DMAV ha ottenuto un importante risultato: a fronte di una selezione di oltre 7000 artisti provenienti da 35 paesi del mondo, i suoi progetti di Urban Art sono stati scelti tra i primi 5, accedendo così alla finale del Laguna Art Prize e potendo così esporre i lavori DMAV nel prestigioso spazio dell’Arsenale di Venezia dal 2 al 24 ottobre 2021.

All’interno dell’esposizione verrà anche presentato il nuovo progetto Innumera, percorso di arte pubblica che verrà realizzato nel corso del 2021 nelle vie di Aquileia, in partnership con il Comune di Aquileia e con Cizerouno di Trieste, attraverso una serie di luci d’artista e di proposte di animazione culturale nello stile ormai classico del collettivo.

Tra i partner centrali che hanno sostenuto il percorso di DMAV è fondamentale ricordare Confindustria Udine, Cizerouno e ON ART che, per prime, hanno sostenuto la ricerca di DMAV a cavallo tra espressione artistica e analisi sociale rispetto ai temi del lavoro e al processo di costruzione delle comunità.

Proprio seguendo quello che è lo spirito e la pratica del collettivo, che da sempre fonda sulla comunità e sull’idea di rete la sua ricerca concettuale, la sua esperienza artistica e umana e il suo fare, DMAV ha scelto di realizzare per i suoi dieci anni un progetto radiofonico, Radio Terraforma (www.radioterraforma.it) che sarà attivo anche nel periodo della mostra.

Radioterraforma

Radioterraforma nasce come racconto radiofonico collettivo per festeggiare e raccontare i dieci anni del collettivo DMAV.

Un progetto di radio mutante e in continua evoluzione. Dialoghi con artisti, curatori, musicisti, galleristi, scrittori, sperimentatori sociali che in questi anni hanno preso parte al grande laboratorio di esperienze di comunità che è DMAV, così come incontri con nuovi interlocutori.

Un progetto on air e in progress, dove la radio, la voce diventano esplorazione e comunità, luogo di incontro e parola, pensiero, con la curatela di Olga Gambari e la collaborazione della Galleria Moitre di Torino, in partnership con Nesxt – Independent Art Network e Cizerouno.

Uno spazio di voci e suoni per tenerci compagnia in questi strani tempi. Di giovedì in diretta alle 17.30 e poi in podcast sul sito www.radioterraforma.it. Radioterraforma finora ha avuto numerosi ospiti importanti, tra cui:

Maurizio Cilli (artista e architetto), Marco Enrico Giacomelli (giornalista e curatore), Alessandro Mezzena Lona (giornalista e scrittore), Cristiana Giacometti (animatrice culturale ed editrice), Ricky Russo (dj e giornalista), Nadia Bassanese (gallerista), Max Schiozzi (editore e curatore); Antonio Giacomin (videoartista), Nicola Artico (musicista e artista), Pietro Gaglianò (critico e curatore), Enrico Ros (musicista e videodesigner), Antonio Della Marina e Alessandra Zucchi (musicisti e artisti, animatori di Spazio Ersetti), Gino Colla (animatore culturale e collezionista), Fabio Zoratti (musicista e street artist), Gea Casolaro (artista), Riccardo Cepach (curatore e direttore del Museo Joyce), Alessio Moitre (gallerista), Davide Da Pieve (storico e critico d’arte), Francesca Pitacco (guida turistica e culturale), Annalisa Russo (organizzatrice culturale e scrittrice), Luca Olivieri (poeta).

Cos’è DMAV – Dalla maschera al volto

DMAV è un collettivo di arte sociale che crea installazioni ed eventi di agitazione empatica entrando in relazione con le comunità e generando percorsi di consapevolezza sociale. Propone un’esperienza artistica ad alto livello di interazione utilizzando forme espressive, linguaggi e media diversi. Ricorrendo alla fotografia, alla performance, a videoinstallazioni, a creazioni di design, ad ambientazioni musicali elettroniche, DMAV crea spazi immersivi nei quali fare entrare le comunità per accedere a visioni dei futuri possibili.

Per questo progetto DMAV è rappresentato dal nucleo storico dei resident artist Alessandro Rinaldi, Nicola Gaiarin, Marzia Nobile e integrato dai visiting artist Giulio C. Ladini e Francesca Centonze. Dal 2016 il Collettivo è entrato nel progetto The Independent del MAXXI di Roma, dedicato ai collettivi europei indipendenti. Negli ultimi anni DMAV ha realizzato diversi progetti di arte pubblica con un forte coinvolgimento della comunità in diverse città italiane tra cui: Flow, Pesaro, 2015, Home, Pordenone, 2016 Segreto Visibile, Udine, 2017 Living Bodies, Udine, 2018 Doublin’, Trieste, 2019, Innumera, Aquileia, 2021. Nel 2021 DMAV ha superato una selezione di oltre 7000 artisti da tutto il mondo, entrando tra i finalisti del Laguna Art Prize e potendo così presentare il suoi progetti nel prestigioso spazio dell’Arsenale di Venezia.

 

Informazioni utili

Titolo Terraforma

A cura di Olga Gambari

Ideata da DMAV_Dalla maschera al volto

Date 6 – 30 maggio 2021

La mostra è inserita all’interno della manifestazione Gallerie di Primavera 

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Dal 6 al 9 maggio 2021 si svolgerà la manifestazione “Gallerie di Primavera”, il nuovo evento dell’arte contemporanea a Torino. Una quattro giorni di aperture coordinate che vuol riportare il pubblico a frequentare, in totale sicurezza, luoghi e realtà note che continuano nel loro lavoro di promozione, nonostante le complessità. Un’occasione per riassaporare la città, la curiosità e l’interesse. Sarà possibile visitare le gallerie e gli spazi indipendenti negli orari stabiliti, dalle 15 alle 19. Prima o dopo ogni spazio seguirà aperture indipendenti. Un lavoro d’incontro e di proposizione che ha lo scopo di focalizzare l’arte contemporanea nei vari quartieri permettendo agli avventori di regalarsi un inatteso momento di riottenuto svago.

Le gallerie aderenti saranno: A Pick gallery, Circolo degli artisti di Torino, Crag-Chiono Reisovà Art Gallery, Csa Farm Gallery, Davide Paludetto Arte Contemporanea, Dr. Fake Cabinet, Drim Contemporary Art Ground, Febo e Dafne Studio d’Arte, Gagliardi & Domke, Galleria Biasutti & Biasutti, Galleria del Ponte, Galleria Franco Noero, Galleria GliAcrobati, Galleria In Arco, Galleria La Rocca, Galleria Malinpensa by La Telaccia, Galleria Moitre, Galleria Persano, Galleria Riccardo Costantini, Galleria Roccatre, Galleria Umberto Benappi, Galleria Weber & Weber, Just Goat, Luce Gallery, Mazzoleni, Metroquadro, Mucho Mas, Oggetti Specifici, Osservatorio Futura, Phos Centro Fotografia Torino, Quartz Studio, Société Interludio, Tucci Russo Chambres d’Art, White Lands Art Gallery.

Informazioni:

www.facebook.com/galleriediprimavera

Email: exhibitotorino@gmail.com

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Mostra a sentimento – Una indeterminata pittura http://www.galleriamoitre.com/mostra-a-sentimento-una-indeterminata-pittura/ http://www.galleriamoitre.com/mostra-a-sentimento-una-indeterminata-pittura/#respond Thu, 21 Jan 2021 08:56:40 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=2332

Mostra a sentimento

Una imprecisata pittura”

Andrea Famà, Angelo Spatola, Elena Tortia

Esposizione: da Oggi a Vedremo

Le mostre a sentimento stanno per un certo tempo, in un certo luogo, in certi orari oppure no. Sono verosimili ma non definitive, rappresentabili in presenza, in assenza o in ricordo. Hanno nell’incertezza una stabile condizione con settimane buone o storte. Vanno e vengono. Sono contemporanee perché non lo sopportano e fan di tutto per farsi ammirare. Ma con discrezione. Sennò spariscono. Aggiungono o sottraggono, con la matematica certezza di essere parte del problema.

Gli artisti: Andrea Famà, Angelo Spatola, Elena Tortia

Il tema è la pittura. Una certa pittura o meglio ancora, ciò che è anche se non è. Nel solco della tradizione in partenza per approdarne al di fuori, in una alternativa volontà di dipingere.

La mostra è aperta, per ora, via web e su appuntamento.

Per altri orari, si vedrà.

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