2017 – Galleria Moitre http://www.galleriamoitre.com Galleria d'Arte a Torino Fri, 07 Feb 2025 08:58:58 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.9.26 Serena Gamba – Monologo http://www.galleriamoitre.com/serena-gamba-monologo/ http://www.galleriamoitre.com/serena-gamba-monologo/#respond Thu, 23 Nov 2017 16:58:59 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=1914 Serena Gamba

Monologo

Vernissage: 13 dicembre ore 18,30

Esposizione 14 dicembre 2017 – 17 febbraio 2018

Le parole s’impreziosiscono lasciandole comode dopo averle poste secondo le regole grammaticali, le volontà e i desideri compositivi. Adagiate su un supporto, rimangono solitarie a calcolare le nostre giornate, a scandirci i periodi che ci siamo ritagliati, formandoci nell’accettazione di un concetto che è alla base della personale scrittura di ognuno: saper rispettare le proprie parole. Si fa dopo lungo silenzio dedicato al tratto delle lettere, dalla tonda sfuggente agli angoli scontrosi delle maiuscole, non è un gesto privo di purificazione della mente, ma di più si mostra come apparizione delle idee, costrette nel caso della negazione, a procedere raminghe, sino a scomparire nella memoria delle esperienze. Come nell’atto artistico, si screma, definendo essenziale anche solo la singola espressione, come ultima foglia rimasta al ramo. Nel lavoro di Serena Gamba (1982, Torino) è logico, presa visione dei lavori, domandarsi se vi è una sacralizzazione del verbo, demandata al libro, suo custode. Semplice e lineare sarebbe l’associazione ma pare invece che già solo nel titolo vi sia la sostanza e che dentro si sia spremuto il necessario per ottenerne la resa migliore possibile. “Monologo” è un esposizione che richiede tempo nella condizione di sostare, far riposare il fremito del corpo per apprendere che il pensiero e le lettere, possono scontornare un’opera, dare una notizia di eventi futuri, lasciar procedere una condizione prossima. Vi è tanto di soggettivo in questo allestimento, di caratterizzato e l’impronta dell’artista è una meravigliosa notizia mostrata tramite opere che sono per iniziare concetti, riportati così delicatamente da poter esser soffiati via solo pronunciandoli.

Testo a cura di Alessio Moitre

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Progetto Casa delle Donne – Nesxt 2017 http://www.galleriamoitre.com/progetto-casa-delle-donne-nesxt-2017/ http://www.galleriamoitre.com/progetto-casa-delle-donne-nesxt-2017/#respond Sat, 21 Oct 2017 14:46:47 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=1909 Vernissage doppio: 28 ottobre ore 18
Esposizione: 29 ottobre – 4 novembre 2017
Nesxt, Art Indipendent Fair
Alessandro Amaducci, Francesca Arri, Eleonora Manca, Cosetta Raccagni de “Le Ragazze del Porno”
 

Orari

Casa delle donne – Via Vanchiglia 3

28 ottobre 18 – 21

29 chiusura

30 ottobre 16 – 19

31 ottobre 16 – 19 

1 Festività 

2 novembre 19 – 22

3 novembre 16 – 19

4 novembre 16 – 22

Galleria Moitre – Via Santa Giulia 37 bis

28 ottobre 18 – 21

29 chiusura

30 ottobre 16 – 19  

31 ottobre 16 – 19 

1 Festività

2 novembre 16 – 19

3 novembre 16 – 19

4 novembre 16 – 22

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Andrea Grotto – Vento non si vede http://www.galleriamoitre.com/andrea-grotto-vento-non-si-vede/ http://www.galleriamoitre.com/andrea-grotto-vento-non-si-vede/#respond Sun, 24 Sep 2017 11:03:03 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=1905 Vernissage: 7 ottobre ore 18,30

Esposizione: 8 ottobre – 25 novembre 2017

 

 

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Innaturalia 2017 http://www.galleriamoitre.com/innaturalia-2017/ http://www.galleriamoitre.com/innaturalia-2017/#respond Thu, 18 May 2017 15:51:11 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=1877

Tea Andreoletti | Sabrina Casadei | Leo Gilardi

Inaugurazione 21 maggio 2017 | h 16 Regione Perno 52 | Comune di Castell’Alfero (AT)

Esposizione: Maggio – Settembre (su appuntamento)

Dal 2014, l’Associazione Amici del Roseto della Sorpresa e la Galleria Moitre di Torino collaborano per incoraggiare i giovani artisti contemporanei a lavorare sui temi del paesaggio e del giardino. Viene così rinnovato lo stretto legame che intercorre tra arte e paesaggio in un contesto, quello di un giardino, che a sua volta è già in qualche modo uno spazio espositivo, nel quale al posto di veri e propri oggetti artistici viene ospitata una vasta collezione di rose botaniche e antiche.

L’idea di “natura” come qualcosa di completamente altro rispetto all’uomo è di fatto una costruzione tutta umana, e gli elementi della natura assumono ai nostri occhi sempre le connotazioni che vogliamo imporle. Ciò è particolarmente vero in un roseto, che è riflesso di un progetto e di una visione estetica ben precisa; allo stesso tempo non si può mai prescindere da quell’istintivo senso di “ritorno alle origini” susci- tato in chi si trova a lavorare in un contesto che comunque è “naturale”. Il nome della residenza Innatura- lia vuole in effetti suggerire questi diversi piani di lettura: qualcosa che è “in natura” ma allo stesso tempo è “innaturale”, nel senso di sempre antropizzato. I naturalia, inoltre, erano le curiosità naturali che veniva- no raccolte da nobili e uomini di lettere nelle wunderkammer, proprio assieme alle opere d’arte; in questo caso ad essere decontestualizzate sono invece le stesse opere d’arte, che diventano innaturalia insinuati fra gli elementi naturali.

Gli artisti scelti per questa edizione, Tea Andreoletti (Gromo, 1991), Sabrina Casadei (Roma, 1985) e Leo Gilardi (Torino, 1987) hanno vissuto per una settimana nel Roseto, durante la quale hanno realizzato 3 progetti site-specific che dialogano con il giardino e con la sua storia. Durante la permanenza hanno esplorato il giardino e il territorio circostante: Castell’Alfero, Moncalvo, il Parco artistico La Court, la Basilica di Montemagno, la Chiesa Romanica di Madonna della Neve, le colline del Monferrato) e si sono confrontati con vari “ospiti”, tra i quali lo stesso Piero Amerio.

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Andrea Roccioletti e Amalia De Bernardis – LL http://www.galleriamoitre.com/andrea-roccioletti-e-amalia-de-bernardis-ll/ http://www.galleriamoitre.com/andrea-roccioletti-e-amalia-de-bernardis-ll/#respond Thu, 18 May 2017 15:47:22 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=1874 Performance

Andrea Roccioletti e Amalia de Bernardis

23 – 24 maggio ore 19.30 – 22.00

Ingresso libero

L L è una performance sulla leggerezza e sul peso.

E’ una performance sul volo e sullo stare fermi, sul movimento e sulla stabilità;
sulle conseguenze dell’estremizzazione di un gesto,
dove il movimento può diventare un perdersi,
e la stabilità un morire fermi.

E’ una performance sulla relazione, univoca e biunivoca.
Sulla colpa, e sulla punizione.
Un oggetto semplice, solido e archetipico
come un sasso, diventa veicolo e innesco per infiniti simboli.

E’ una performance sulla posizione dei corpi, per se stessi e nella relazione con l’altro:
paritario oppure subordinato, attivo oppure passivo.

E’ una performance che sposta continuamente l’attenzione dell’osservatore
dall’attesa dell’azione, all’azione e infine alle conseguenze di essa.

Andrea Roccioletti

Quando, più o meno un anno fa, davanti alle cipolle sottaceto, ho guardato Andrea negli occhi e gli ho proposto di rinchiudersi con il mio corpo (non con la me ad ore, quella che socialmente è già una cosa altra) in una stanza costruita di mattoni, senza finestre, senza chiavi o vie d’uscita, senza bagno, talmente piccola da poter contenere solo noi distesi, di condividere per tre giorni e tre notti non solo l’aria, la parola, il sonno, ma anche la fame, la sete, i bisogni corporei, le paure, le espressioni dei muscoli e del volto, gli odori, le attese, le debolezze, le allegrie, il tempo…ho compreso, dal battito delle sue pupille, che io ero spaventata a morte.

L’ho saputo da lui, senza che dalla sua bocca uscisse una parola, e senza che io ne avessi primaria coscienza.
Una Sua reazione corporea stava dicendo alla mia struttura ossea ed al mio cuore la Loro verità: semplice, immediata, spiazzante.

Dopo l’immobilità della voce, durata secondi, ho parlato io per prima, e non è così difficile immaginare cosa ho detto. “Andrea, tu sei terrorizzato”.
Quanto è difficile non cadere nelle trappole dell’imparato. Quanto è disarmante la difesa saputa. Quanto è complesso ammettersi ed ammettere, vedere e vedersi.
Ma il compito nostro, forse, proprio qui è. Smascherarci e prenderci responsabilità.

Da quel momento, il sospiro che è uscito dal mio petto, il suo respiro e la sua risata hanno fatto il resto.

Notti insonni, discussioni, dialoghi, la domanda sulla non distinzione tra il nostro privato ed il nostro lavoro, progetti stesi e buttati, parole, abbracci, silenzi, partenze, fallimenti, vittorie, il pubblico, il tu.

Tutto e sempre senza mai staccarci dal nostro essere saldati, seppur soli nell’uno,
saldati all’interno di questo enorme processo che è la cosa d’Arte che è la cosa di Vita.
Saldati, non solo nel due, ma nel tutto, nell’altro, nell’altra, nell’albero e nel grattacielo, nella costellazione e nella cena, nella casa vostra e nei prati degli antenati.

La decisione su come proseguire è stata naturale.

Prima della stanza, progetto performativo che faremo in seguito, ci sarebbero state tutte le altre performance e azioni, tutti gli altri passaggi, accadimenti, rituali, inciampi (come li definisce lui), atti quotidiani ridotti ed amplificati fino alla nausea, necessari e costosi, senza sconti, disarmanti, a volte pericolosi, ma sempre veri, agiti non solo in galleria, in quel momento ed in quell’ora, ma costantemente.

L L è uno di questi.

Una laboriosa leggerezza, come vuole il titolo, che non possiamo agire da soli nella nostra stanzetta,
che ci fa puramente e puntualmente innesco di un atto che sarà anche e sempre Vostro.

Amalia de Bernardis

Amalia mi ha descritto, in forma d’immagini e pensieri, il loro progetto LL .
Lontano, o quasi, nel verde della campagna astigiana, riporto un mio pensiero, che in fondo scaturisce dall’ambiente del vissuto.
Penso alla brutale quotidianità, malamente associata alla serenità.
È una gerla profonda, che se portata per lungo tempo sulle spalle, affligge, oscura le migliori intenzioni.
Non è questione di rendersene conto, è una condizione invece inquieta in quanto inevitabile.
Approntare delle difese è addirittura dannoso, portando il corpo al dolore dell’imprecisato, dell’insicurezza umana nei rapporti.
Ci si ferisce con delizia, ponendo una comodità di pensiero che rientra nel già detto, nel doverlo sapere senza dire, negandosi anche il confronto.
Servirebbe, mi domando, in sincerità?
In fondo ne dubito perché gli estremi sono il voltaggio di una condizione non solo comune ma anche rassicurante, segnali di una vitalità che dovrebbe portare l’individuo a rasentare l’autosufficienza.
Conoscersi significa lasciar perdere le illusioni e concentrarsi su ciò che si sa veramente su se stessi.
In fin dei conti, poco, ma soprattutto in modo approssimativo e mai definitivo.
Siamo una macchina voracemente segnata dal cambiamento e funzioniamo anche
in assenza di stimoli. Se si pensa è strano vedersi fermi. Al contrario possiamo far muovere tutto ciò che ci circonda, un oggetto, un dettaglio, corpi. Ci spostiamo ed urtiamo ciò che abbiamo intorno, giocando a ricostruire l’estetica di un mondo mai fuori posto, anche se riscontrassimo problematiche simili ad uno
scoglio in tangenziale.
C’è un cosciente lavoro di contenimento delle pulsioni, nessuno se ne vuole sottrarre. Non lo si vuole
fare in quanto ci serve. Negare è una costruzione architettonica solida, contro ogni omertà ed è la strada, in taluni casi, ad una serenità surrogata, ma che tale rimane.
Nello stadio del vuoto di ragionamento si galleggia, si può anche escludere di muoversi.
C’è la turbolenta vita ma chi mai si potrebbe negare che esista un fascino intimo, nel sottrarsi allo scontro, sostenendo su una mano le poche certezze, ad uso pubblico.
Capisco il matto quanto il saggio, ma sospetto sovente che il primo abbia l’arma dell’inadeguatezza, scambiata per pazzia.
Trovare le cose fuori posto per poter dire che qualcosa non va sta diventando un lusso,
una piccola rivoluzione personale. Si è incoscienti che nell’imperfezione si nasconde in potenza,
un progetto di idealità.
C’è lo siamo dimenticati e con il passare delle giornate, ci rimane da coprire il danno.
Che peccato perdere i difetti, a vantaggio di uno sfiancante lavoro di bellezza quotidiana nei rapporti.

Alessio Moitre

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Barbara Fragogna – Don’t Step On Your Inner Dwarf http://www.galleriamoitre.com/barbara-fragogna-dont-step-on-your-inner-dwarf/ http://www.galleriamoitre.com/barbara-fragogna-dont-step-on-your-inner-dwarf/#respond Thu, 18 May 2017 15:43:35 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=1871 Barbara Fragogna

Don’t Step On Your Inner Dwarf

A cura di Semaforo Brown e Alessio Moitre

Vernissage 27 maggio

Esposizione 28 maggio – 22 luglio 2017

 

“Qualsiasi insignificante dettaglio sostiene una tesi mal costruita.”

“Per dimostrare di essere seria, un’artista non può essere ironica.

 L’umorismo è un lusso da ostentare in menopausa.” -BF

Il Nano Interiore è l’essere oscuro e impertinente della mitologia posmica-crotica.

Il suo savoir-faire è inopportuno, la sua mimica è slemba, il suo istinto è infallibile.

Non è mai il caso di calpestarlo.

In filorosolia e in psicopomatica il concetto di Nano Interiore è spesso evocato per rappresentare il delirio di disperazione ossia la palpebra bassa del contorsionismo del Sé in chiave pessiottimistica con picchi ironici e tragici. Il Nano è lo sgorbio atavico dell’ideale, la maschera fiamminga (più Bosch che Van Der Weyden) della ragione, il grumo gutturale delle proprie motivazioni, il fondale scrostato della verità non propriamente detta, la lavatrice sbilanciata dell’ipocrisia, la sfrontata fanfara del patetico, l’inno squillante sempre troppo acuto del polemico. Nel lavoro di Barbara Fragogna tutto questo trova sfogo e compimento in un’apoteosi del Fallimento Lato, il tentennante tentativo volto alla risoluzione iperbarica del riconoscimento speculare di un ruolo sociale, una posizione morale, un senso materico, un piano prospettico dell’evoluzione dell’assurdo. Il suo lavoro è una battaglia campale nella quale i due eserciti in tenzone sono il Rifiuto e il Desiderio, forze opposte e complementari di un unicum homunculus, batterie di fanti senza cavallo e senza scarponi, sfaccettature senza rancio, ossature nervose/combattive/isteriche. Il fare-fare-fare della sua pratica artistica è voracità di “Senzavolto” Miyazakiano, è porporogia blu e verde, è corsa/rantolo/enfisema senza pausa.

Il Nano Interiore è viscera esposta (pittura, creta, linea), il colore irraggiungibile della bocca di Bacon, la mano sulla gola di Maria Callas, la biacca sul volto butterato di Elisabetta Prima, gli uccelli greci di Virginia Woolf, il lobo di Vincent, la danza convulsa e ridicola di Kate Bush, la bile schiumosa e hybris di Jean Clair, il genio di Bulgakov, la febbre di Silvia Plath, Flatlandia, Ghiaccio Nove e Raffaella Carrà se cantasse Shakira. I deliranti bollori dell’accanirsi contro lo pseudointellettuale, l’approssimazione saccente, il prìprì dei critichetti, l’allodolìo dei giornalisti fichetti, il qui-qui-quà dei post-host-concettuli, il wowy del glam, per parafrasare un costrutto personale e onesto, un fallimento vincente. Il Nano Interiore scalcia, sgorga, magma, rutta e non tiene archivi perché il dopodomani non esiste. Il Nano castra l’onnipotenza, ti riduce a tanto un quantum qualunque, ti ricorda che cammini rasoterra, che sei roccia e pianta e bestia e che è magnifico. Il Nano è il dio di polvere, ridimensiona lo spirito ad un fatto neuronale, ti mastica i polpastrelli mentre dormi e ti sveglia mentre credi di essere all’erta. Il Nano Interiore è individualista, concentra le sue mire perverse sul singolo, è convinto che ognuno debba essere sé e non smette mai, affermando se stesso, di confermare l’altro (o così crede di fare, a volte il Nano è naive).

Il Fallimento Lato è Repulisti di produzioni indesiderate, zavorre croniche che l’artista accumula compulsivamente, se li porta appresso in mille traslochi, da un paese all’altro, da una casa all’altra da uno studio all’altro. Il Repulisti è un’azione di violenza e distruzione autoinflitta, contro il mito della memoria che s’illude e si consola preventivamene nella gloria postuma, contro l’illusione della magnificenza dell’Ego. Col Repulisti l’opera storica (che non sarà mai storicizzata) si ricicla, muta “ridimensionandosi” occultando per sempre e irrimediabilmente il suo passato allo scopo di affermarne il presente, l’immediato, la vita. La trasformazione dell’opera è alchimia permalosa, è caparbietà di ricerca, è antipatico puntiglio, è inutile sforzo. Il Fallimento (Failure) dell’artista è la sua incapacità/inabilità di essere mainstream o, più basilarmente, di vivere del suo lavoro e, per estensione, di essere pubblicamente riconosciuto come lavoratore. L’artista per sua doverosa e onerosa natura osserva e critica il sistema sociale e politico in cui vive, il suo sguardo dovrebbe essere illuminante, il suo punto di vista unico e particolare quindi, paradossalmente, il suo fallimento è una redenzione, un successo. L’artista DEVE fallire per riuscire. Il fallimento è sublime. Il fallimento è l’opera effimera (creta non cotta), è il tempo impiegato per plasmarla e la pena nel distruggerla, le numerose ore nelle quali s’intesse un groviglio ossessivo di linee, di parole, di slogan e ammonimenti. Il fallimento è il nuovo ciclo di quadri che invecchieranno. Individualismo e inutilità e ha-ha-ha.

Nel tripudio gastrico dell’allestimento eterogeneo, nella schizofrenesia della composizione merzbaurocca, nella cacofonia dissonante del troppo poco minimal, bisogna trovare il bandolo, far fatica, subire l’aggressione e reagire restando o andandosene. L’installazione è un incubo bianco, un sogno caleidoscopico nel quale l’assurdo e il ridicolo sfilano in maschere di parvenza con il Nano a dirigerne la follia paprika. Barbara Fragogna se la racconta e se la ride ed è molto seria nel corcinfischiare tutto ciò.

Semaforo Brown, eteronimo di critico d’arte non accademico, personaggio totaleuropèo, omniologo rinascimentale che, marinando motti popolari Pirandelliani, a rigurgiti polemici Clairiani, a congetture impopolari, a momenti d’essere Woolfiani e a illuminazioni astrali, ci narra con vero acume e intelligenza la storia di un oggi assai glabro, un oggi adessoraneo, un oggi dal desiderio olografico da reincarnare.

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Adi Haxhiaj – Ripasso http://www.galleriamoitre.com/adi-haxhiaj-ripasso/ http://www.galleriamoitre.com/adi-haxhiaj-ripasso/#respond Thu, 06 Apr 2017 16:05:38 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=1865 Inaugurazione: 21 Aprile dalle 18:30 alle 21:00

Orari Galleria: Dal mercoledì al sabato dalle 16:00 alle 19:00

A cura di Giorgia Achilarre e Giulia Cucco

Il termine “Ripasso” letteralmente implica ripercorrere con mano e con gli occhi qualcosa che è già stato realizzato o visto. Il concetto che l’artista vuole esprimere è proprio quello di riprendere alcuni dei suoi quadri datati 2012/2013 ridipingendoli, esaltando così l’oggetto per darne un ritorno alla forma originale. Sentendo l’esigenza di donare nuova vita a opere che erano state avvolte nel pluriball, l’artista si è ispirato alla tecnica di lavorazione di un vino veneto, “Valpolicella Ripasso”. La sua ricerca artistica parte e si sviluppa in luoghi eterogenei come cantine, magazzini e altri simili. Adi si approccia all’oggetto estrapolando lo stesso dalla sua collocazione, dipingendo piccoli dettagli del luogo in cui era situato. Quello che si percepisce dalle opere del pittore albanese è una sovrapposizione di momenti della vita, visti in maniera diversa che ci appaiono, non più come immagini di frammenti di vita reale, ma come una mera visone del quadro.

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Torino Tour Gallery – 1 aprile http://www.galleriamoitre.com/torino-tour-gallery-1-aprile/ http://www.galleriamoitre.com/torino-tour-gallery-1-aprile/#respond Thu, 23 Mar 2017 16:20:54 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=1852 Il Torino Tour Gallery è una passeggiata culturale per le vie dei quartieri della città. Piazze, strade, palazzi, case, monumenti, targhe, gallerie. Una percorso guidato alla scoperta e alla conoscenza delle particolarità torinesi. Con uno sguardo attento sul connubio tra contemporaneo e passata, con visita ad esposizioni di arte visuale e luoghi storici.

 

 

Il percorso

 

Il luogo di ritrovo è la fetta di Polenta, alle ore 15,45.

 

Si prosegue per la Chiesa di Santa Giulia

 

Visita alla Galleria Moitre

In mostra i lavori di Irene Dionisio, Lavina Raccanello e Emilio Vavarella, tre interventi accomunati dalla ricerca artistica sulla contemporaneità.

 

Visita alla Galleria Paludetto

Doppia esposizione, nello spazio principale l’esposizione con gli artisti Astore, Giardini, Ragalzi. Nella Project Room #3 una mostra interamente realizzata in carta, con soggetto principale la fotografia di Leonardo Aquilino.

 

 

Galleria Luce

 

In esposizione vi saranno le opere dell’artista americano Greg Gong, un turbinio di colori e di strati di pittura su tela o pannelli di legno.

 

 

Galleria Mangione

 

“Salvo, se io disegno questo” in mostra circa cinquanta disegni provenienti dall’Archivio Salvo, realizzati tra l’inizio degli anni ’80 e gli anni 2000 mai esposti prima.

 

 

 

Informazioni utili

 

 

Costo del tour : 12 €
Realizzato grazie all’azienda di servizi turistici Cultural Way
Per info e prenotazioni:
Galleria Moitre +39 338 1426301
Mail – info@galleriamoitr.com
Cultural Way +39 339 3885984
o visitare il sito: 
www.culturalway.it/

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Irene Dionisio, Lavinia Raccanello, Emilio Vavarella http://www.galleriamoitre.com/irene-dionisio-lavinia-raccanello-emilio-vavarella/ http://www.galleriamoitre.com/irene-dionisio-lavinia-raccanello-emilio-vavarella/#respond Thu, 02 Mar 2017 16:41:29 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=1845 Vernissage: 17 marzo ore 18,30

Esposizione: 18 marzo – 15 aprile 2017

 

L’uomo è, a oggi, una ricerca interessante per l’arte contemporanea, non in quanto tale, ma in virtù di ciò in cui difetta o che mostra con ritegno. Nei lavori che la Galleria espone, si palesa un senso di ricerca che non parte solo dalla necessità artistica, ma nasce dalla conoscenza diretta di un fenomeno come di un contesto. Una ricerca intellettuale cara a non tutti gli artisti e che ultimamente mi trovo sovente a sottolineare, quando ne riscontro traccia. Un impegno, così credo si possa definire, senza connotati forzatamente politici, che prende le mosse dalla natura umana, spesa con garbo nelle piccole indicazioni geografiche e lessicali di Irene Dionisio (1986,Torino). Ogni dettaglio nella sua opera è un momento di analisi, mai banale, soprattutto quando si va a toccare la parola, dialetto che è lingua, oserei dire nazionale e che trova manifestazione nelle frasi come nelle suggestioni che inevitabilmente ricoprono i luoghi e la comunità di Piedicavallo (Valle Cervo). Un mondo che non finisce li ma che appare, da occhio esterno e forse poco allenato, un vecchio retaggio ma che è invece origine. Quest’ultimo termine può essere speso anche per il percorso di gestazione dell’opera di Lavinia Raccanello (1985,Vicenza), che da molti anni segue il mondo anarchico, attuale come passato. Concetto che si può riassumere nella figura di Stuart Christie, anarchico, editore e scrittore scozzese, diventato celebre all’età di 18 anni, quando fu arrestato in Spagna con un piccolo arsenale, utilizzabile contro il dittatore Franco. Intervistato dall’artista, concede all’uditore una lunga e complessa testimonianza della sua vita, del mondo, del futuro. Probabilmente il ciò che verrà sarà sempre meno legato alla sola volontà umana, unito invece ad un mondo cibernetico che già da oggi, viene studiato, visitato sempre meno per caso. Emilio Vavarella (1989, Monfalcone) è per sua formazione, un navigante nelle nuove acque, che prevedono un uso dell’artista diretto quanto indiretto. Nel caso dell’opera esposta in Galleria, siamo davanti ad uno sfruttamento, se così si può affermare, dell’uomo come elemento si essenziale ma anche cavia, essere monitorato a distanza tramite mezzi comuni, accessibili a tutti.

 

 

Testo di Alessio Moitre

 

Sui progetti

 

Irene Dionisio, “Piccola Patria”, 2016, carta geografica, fotografie, manifesto, varie dimensioni

 

Dal 30 giugno all’8 luglio 2016, si è svolta la residenza d’artista nel paese di Piedicavallo in Valle Cervo, promossa e gestita dal gruppo curatoriale Arteco. Nell’occasione l’artista si è trovata a contatto con la comunità della zona, frazionata in tanti piccoli borghi, risultato anche della forte volontà d’indipendenza e di autonomia della sua gente. L’artista ha subito sviluppato un dialogo diretto con la zona, in senso letterario, geografico e sociale. Il piano linguistico ha ricoperto un elemento essenziale nella creazione del lavoro, con l’elaborazione di sette manifesti con la scritta dialettale “Nui i somma qui”, variata per ogni singola frazione. Scritte che riportano non solo alla tradizione ma alla storia della comunità, che ha saputo mantenersi soprattutto grazie all’emigrazione passata, fonte di analisi critica e analitica. In esposizione presso la Galleria vi è rappresentato tutto l’intero sviluppo del progetto, comprese cartine, immagini e un manifesto, che durante il periodo di residenza è stato, come gli altri, affisso sulle bacheche della cittadina.

Un grazie particolare all’artista e ai curatori Annalisa Pellino e Beatrice Zanelli, di Arteco.

 

 

 

Lavinia Raccanello, “Franco made me a terrorist,”, 2016, lettere in ferro, video, dimensioni variabili.

 

Iniziato nel mese di gennaio 2016 durante una residenza presso lo Scottish Sculpture Workshop (Lumsden, UK), Franco made me a terrorist ha visto l’artista Lavinia Raccanello realizzare ventidue lettere in ferro che formano una frase rilevante tratta dal libro autobiografico Granny made me an anarchist: General Franco, the Angry Brigade and me (2004), scritto da Stuart Christie, scrittore ed editore anarchico scozzese, noto ai più per essere stato arrestato nel 1964 all’età di 18 anni mentre trasportava esplosivi per uccidere Franco ed il suo entourage allo stadio di Santiago Bernabéu durante la Copa del Generalísimo. Sotto alle lettere in ferro realizzate tramite fusione, in parte installate a terra ed in parte appese al muro, sarà proiettato un testo che è il risultato di una conversazione/intervista con lo stesso Stuart Christie.

Questo lavoro è un omaggio alle morti e ai sacrifici degli anarchici che hanno combattuto per la libertà resistendo al Franchismo.

Il progetto di Lavinia Raccanello è stato realizzato con il supporto di Movin’Up II Sessione 2015 a cura del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie Urbane e Direzione Generale Spettacolo) e GAI – Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani. ]

 

 

Emilio Vavarella, “DREAMSCAPES, Analytica®”,   2017, network e installazione site-specific; software personalizzato, router, lampadine, segnale a LED, FitBit e Raspberry Pi; dimensioni variabili.

DREAMSCAPES Analytica® è un’installazione frammentata che connette il corpo dell’artista ad un insieme di apparecchiature, software, network e sistemi che analizzano e monetizzato il suo sonno, investigando il rapporto tra produttività, riposo, ed economia dei dati. La recente introduzione di applicazioni e strumenti per il monitoraggio del corpo, 24 ore su 24, ha reso possibile l’iscrizione del sonno all’interno di un sistema di produzione governato da ideali di quantificazione, analisi, oggettività ed efficienza. Sviluppato su invito della Galleria Moitre, DREAMSCAPES Analytica® monitora le attività dell’artista per tutta la durata della mostra attraverso una constante estrapolazione di dati, fungendo simultaneamente da “sistema di intrattenimento” e da “convertitore di valuta.” L’opera produce ritmi di luce sincronizzati e tanto più intensivi quanto più l’artista è inattivo, e contemporaneamente assegna ai momenti di riposo un valore in Euro che viene regolarmente aggiornato su uno schermo. L’opera potrà essere acquistata e venduta solo al prezzo, in costante aumento, che viene visualizzato sullo schermo.

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Isoipse – 5 Galleria Colla http://www.galleriamoitre.com/isoipse-5-galleria-colla/ http://www.galleriamoitre.com/isoipse-5-galleria-colla/#respond Wed, 08 Feb 2017 11:36:29 +0000 http://www.galleriamoitre.com/?p=1824 Vernissage: 16 febbraio ore 18,30

Esposizione: 17 febbraio – 10 marzo 2017

 

In geografia, con particolare riguardo alla cartografia, la curva di livello è quella curva che unisce punti con uguale quota, ovvero uguale distanza verticale dal piano di riferimento al quale è stato attribuito quota zero; se sono sopra il livello del mare si chiameranno isoipse (dal greco ísos = “uguale” e hýpsos = “altezza”) mentre al contrario isobate (dal greco ísos = “uguale” e báthos = “profondità“).

 

 

 

Il progetto “Isoipse” nasce dalla volontà di costruire una collaborazione artistica e culturale, visibile anche sul piano espositivo dalle gallerie e spazi aderenti al progetto Colla.

Burning Giraffe, Ferramenta, Fusion, Galleria Moitre e Metroquadro  hanno scelto fino a due artisti per spazio, basandosi sul piacere di mostrare opere “nascoste”, che gli artisti,finora,hanno scelto di esporre poco o quasi per niente. Questo ha prodotto nei galleristi una reale esigenza di mostrare ciò che nella personale ricerca intellettuale, si reputa significativo. Una selezione che è stato un piacevole momento di scoperta, condiviso con gli atri soggetti impegnati nell’evento. Isoipse è un piano comune dove gli spazi del circuito di Colla si uniscono per raccontare il proprio operato nella promozione e nella ricerca artistica contemporanea e nella soddisfazione di portare al pubblico delle opere d’arte che raccontano prima e definiscono in seguito, il gusto dei nostri tempi.

 

 

Artisti: Rebecca Agnes,Grazia Amendola,Romina Bassu,Eracle Dartizio, Nicola Malnato,Marco Memeo,Stefania Migliorati,Maya Quattropani, Nicolò Tamagnone.

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