Leo Gilardi
“Marea Bianca”
A cura di Francesca Arri
Inaugurazione: 2 ottobre dalle ore 16
Esposizione: 3 ottobre – 14 novembre 2021
O guardo i crepuscoli, le mattine, su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo, come i primi atti del Dopostoria, cui io assisto per privilegio di anagrafe, sull’orlo estremo di qualche età sepolta.
Mostruoso è chi è nato dalle viscere di una donna morta. E io, feto adulto, mi aggiro Più moderno di ogni moderno A cercare fratelli che non sono più.
da “Io sono una forza del passato” P.Pasolini.
Negli anni ’50, lo scrittore Isaac Asimov prefigura la scuola del futuro, con insegnanti robot e alunni chiusi in casa che si relazionano ad uno schermo isolati, senza contatti umani. Gli schermi oggi catturano la nostra attenzione per gran parte del tempo, tra computer, tv e telefoni quasi la vita diventasse una distrazione da questa sorta di ipnosi multimediale. La pandemia ha realizzato i racconti di Asimov in modo inquietante normalizzando una condizione fenomenologica come la figura dell’otaku o dell’hikikomori giapponese allargandone le abitudini a tutto il mondo fomentando e sviluppando nuove dipendenze da realtà parallele artificiali dove diventiamo mostri social e sociali. Leo Gilardi comincia a lavorare al progetto Marea Bianca nel marzo 2019, anche lui ignaro che di lì a meno di un anno i suoi pensieri si sarebbero attualizzati. Leo rende feticcio l’iconoclastia web e la sua estetica simbolica realizzando un tempio dedicato agli idoli contemporanei, delle sorte di ex voto fotografici, sculture bidimensionali rappresentanti le icone dell’estetica da desktop, immagini totemiche olografiche e onde che spingono a riva tracce di un archeologia post moderna. I device sono oramai le nostre protesi artificiali, estensioni del nostro corpo e della nostra mente all’interno del contesto digitale. La digitalizzazione della realtà ne cambia le regole e noi perduti nel buio irreale della mostra cerchiamo indicazioni per fruire come codici per tradurre le leggi che ordinano il quotidiano, scoprendo il sentiero di mattoni gialli da seguire come una piccola luce LED o l’emanazione del desktop in standby. Leo Gilardi evolve il suo lavoro digitalizzandone la pratica progettuale concretizzando la forma rendendo l’intangibile tangibile, monumentalizzando i contenuti del nostro database personale.