“Appunti di sociologia urbana”
Riccardo di Stefano, Serena Gamba, Eleonora Manca,
Lavinia Raccanello, Sergio Salomone
Inaugurazione: 14 settembre dalle 15 alle 23
Esposizione: 24 settembre 2021
Conferire alle città un carattere, riconoscendone dunque sentimenti e un trascorso più umano che materiale, è tipico di una deificazione incipiente a cui la storia, con il formarsi delle metropoli, ci ha educato. Luoghi straripanti di confusione, zigzaganti di mezzi e corpi regolamentati da leggi comuni, perlopiù rispettate. Un rompicapo sociale che vede nella costante inurbazione un possibile elemento di conflitto tra individui. Dalla conflagrazione, la sociologia (una, per non citarne molte altre) ha analizzato, in modo determinante cento anni or sono, una naturale esistenza all’interno di strutture ad altissimo tasso di stimoli e popolazione. Un alveare o un contenitore sussultante, sviluppatore evolutivo. Strutture architettoniche ascendono, riprodotte sentimentalmente o con tempra fisica, lasciando che si segnalino come e più ostinatamente delle loro parenti medievali. A Serena Gamba debbo l’invito alla rilettura di tali forme. E alla rivalutazione del costruito, dell’ambiente composto, della ricomparsa del mondo dopo l’interruzione di rapporti, della stranezza di riavere una dimensione esterna dalla propria abitazione ho pensato quando Eleonora Manca mi ha sollecitato alla riflessione. Senza Sergio Salomone mancherebbe il senso critico dell’innalzamento della megalopoli, che sa anche schermare i suoi abitanti, mantenendone milioni nevrili, possenti nella loro identificazione culturale con un territorio ma tanto numerosi da diventare indefinibili perché il corpaccione sociale di una città non ha organi ma strutture che riequilibrano e danno senso alla politica. Forse, e anche con errore, a Riccardo di Stefano dobbiamo oggetti imperfetti. Abbaglio del gallerista che intravede cascami, manufatti inventati partendo da saldature ma che hanno una nobiltà inattesa che si riattiva nel momento in cui compiono spostamenti, rotazioni, rumori, aperture, chiusure, luci, rumori. Sono di una fierezza antesignana del futuro. Ma il nostro occhio è semplice, innervato sulla struttura umana. Le vie, le mappe sono umane. Romantiche persino. Nomi continui, piazze generalesche, poche donne sia in targa che in monumento, viuzze e rotonde ribattezzate. Lavinia Raccanello ci aggiorna sulle nostre distrazioni. Lo fa come sempre con piglio orientato. Nient’affatto neutrale. Come lo sono tutte le città del mondo, grandi scommesse dell’intelletto.
Orari Exhibito
14 settembre dalle 15 alle 23
15 – 16 – 17 – 18 settembre dalle 15 alle 23
Fino al 24 settembre mercoledì – giovedì – venerdì dalle 16 alle 19