The specific site – Manuela Macco
Manuela Macco
The Specific Site
Performance: 23 febbraio 2018 ore 19.00
Esposizione: 24 febbraio – 3 marzo 2018
Progetto a cura di Barbara Fragogna e Alessio Moitre
Prendiamo due concetti, semplicità e naturalezza. Il primo termine l’adoperiamo immediatamente seguendone fiduciosi il significato intrinseco di struttura facilmente riproducibile e di chiara forma. Manuela si trova all’interno di un’area adibita a provvisorio habitat, luogo d’intervento, residenza, i cui confini circoscrivono un proprio mondo, in termini includenti per quanto concerne la conoscenza dei limiti che esso comporta ed escludenti per ciò che al di fuori è presente. Insomma ragionando in modo infantile: mio, loro. Il corpo in abbandono è prima immobile, poi lo si nota muoversi impercettibilmente, assumendo via via posizioni quotidiane, consone, conosciute. Ed allora sfoderiamo il termine naturale, naturalezza che è una conseguenza della semplicità che ha anche ovvio carattere umano. Ma la parola per accettarla la si deve un po’ sporcare. Nel ritmo del susseguirsi delle posizioni si va oltre, perdendo le dimensioni dello spazio confinato. Il corpo è andato oltre, permettendosi di superare le regole che si è imposto, nonché aggiungere alla ripetizione come movimento – mantra, la scoperta e l’abbandono fisico allo spazio altro, nel panorama universale di ciò che vi è aldilà. Nulla di mortifero s’intende ma il cambiamento dell’equilibrio cercato nell’allargamento sensoriale, nello stadio meditativo che ha portato la Macco a lasciare che il corpo e gli occhi (liberi dal loro compito esclusivamente visivo) fossero strumento utile per la comprensione. Naturale è dunque la ricerca stessa che non possiede tempi o condizioni ed allora in quell’innocuo sconfinamento vediamo la necessità di essere nel senso di appartenersi, adattandosi ad un luogo sino a non sentirlo fisicamente vincolante ma porto di parziale approdo, dove l’abbrivio è una continua ricerca dettata dal lasciarsi assorbire dall’indefinita condizione dell’universo stesso. Infinito davvero.
Testo di Alessio Moitre